Varsavia continua a fare il "bastian contrario" in un'Europa che cerca di andare verso le "due velocità". Il Primo ministro polacco, Beata Szydlo, ha dichiarato che non sottoscriverà la dichiarazione che uscirà dal vertice di Roma, se non verranno assecondate le richieste del suo governo. Lasciando trasparire che la frattura tra Est e Ovest è più pesante di quanto si mostri

Il Primo ministro polacco, Beata Szydlo, ha parlato ai microfoni di un canale televisivo privato del Paese, sostenendo che non sottoscriverà la dichiarazione che uscirà dal vertice di Roma, se non verranno integrate le richieste del suo governo. Su cosa insiste la Polonia?

«L’unità dell’Ue, il rafforzamento della Nato, un ruolo di prim’ordine per gli esecutivi nazionali e una garanzia che il Mercato Unico non venga annacquato da norme divisorie»: questi i punti elencati da Szydlo. Non sono semplicemente parole. Dietro alle espressioni si nascondono riferimenti a progetti politici precisi che sono stati accennati nel corso degli ultimi mesi a livello europeo.

Garantire «l’unità dell’Ue» implica un passo indietro forte sulle “due-velocità”. «Il rafforzamento della Nato» nasconde con ogni probabilità un certo scetticismo riguardo all’idea di compensare il “ritiro” statunitense con un’”Unione di difesa europea”. «Il rafforzamento degli esecutivi» esclude ogni tentativo di legittimare le istituzioni europee attraverso modifiche dei Trattati, volte ad aumentare trasparenza e democraticità. Infine, «la garanzia di preservare il Mercato Unico», cela un’opposizione strenua a qualsiasi norma che miri a innalzare gli standard sociali per i lavoratori migranti, sulla base dell’assunto che, soltanto una concorrenza al ribasso sui diritti possa garantire la crescita dei Paesi dell’Est.

Due giorni fa, il leader del partito di governo Diritto e Giustizia (Pis), Jaroslaw Kaczyński, ha ribadito che la Polonia non può accettare le “due velocità” perché «il concetto implica una concentrazione di risorse ad Ovest». Kaczyński  ha aggiunto che «un’Europa a due velocità implica maggior investimenti per innovazioni nei Paesi fondatori dell’Unione, e meno soldi per l’Est». Poi ha specificato che le relazioni individuali con Angela Merkel «sono buone», ma che esiste una questione di «realtà» politica: «Su tutte le questioni che contano, la Germania conduce una politica che va contro i nostri interessi».

Insomma, il conflitto tra Varsavia e le altre capitali europee non tende a diminuire, anzi. Se dal vertice di Roma uscirà una dichiarazione congiunta, sarà un abile gioco di parole. Ma dietro ai testi ufficiali, si nascondono fratture pesanti.

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