Una distanza abissale separa il disegno ideologico della Ue dalla realtà dei fatti

La soluzione alla crisi delle due banche venete mostra, ancora una volta, la distanza abissale che separa il disegno culturale e ideologico che sottende l’Unione Europea, e al suo centro l’unione monetaria, dalla realtà dei fatti, che tale disegno quotidianamente smentisce. Il disegno, è noto, assegna al mercato una assoluta centralità e dominio, lungo praticamente ogni dimensione del funzionamento delle nostre società. Si è approvato il “bail-in” per le banche: significa che le crisi bancarie non vanno più risolte con l’intervento dello Stato, cioè con i soldi dei contribuenti, ma vanno fatte pagare a coloro che nella banca hanno investito o alla quale hanno affidato i propri soldi: i sottoscrittori di azioni della banca, oppure di obbligazioni e, oltre un certo limite, anche i titolari di conti correnti. Si è sbandierato che questo è l’unico modo veramente efficace per “disciplinare” i manager delle banche. Azionisti, obbligazionisti e correntisti, sapendo che in caso di crisi saranno chiamati a pagare, si guarderanno bene dal dare i propri soldi a banche con manager inetti o truffaldini, li affideranno solo ai bravi e agli onesti, e in ogni caso controlleranno strettamente il loro operato. Così le banche funzioneranno bene, le crisi bancarie scompariranno e non si spenderanno più soldi pubblici per salvarle. Ma è una bufala. Azionisti, obbligazionisti e correntisti non hanno né le informazioni né gli strumenti istituzionali per controllare i manager e mandarli a casa nel caso sgarrino. Dei manager bancari sono sempre stati preda e, così stando le cose, continueranno a esserlo.
Ecco dunque che, nei fatti….

L’articolo di Ernesto Longobardi prosegue sul numero di Left in edicola


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