La Costituzione ha permesso dal dopoguerra la crescita democratica del Paese. Poi lo sdoganamento dei post-fascisti di Berlusconi e la rivincita dei nazionalismi ha messo seriamente a rischio questo patrimonio. Che va difeso, ogni giorno

Sfilate in pieno centro a Roma, l’esplicita apologia del fascismo, l’ostentazione di fasci littori e di croci celtiche: sembra quasi che il Novecento sia passato invano, rimuovendo la tragedia dei fascismi e la loro devastante esperienza liberticida. Dubito che possano tornare, almeno non nelle forme storiche con le quali un tempo si articolarono le differenti esperienze nazionali della grande alleanza tra sconfitti della modernizzazione e il nazionalismo radicale dei ceti medi. Ma sarebbe davvero illusorio ritenere la democrazia al riparo da ogni rischio, un dato definitivamente acquisito, un’eredità scontata e gratuita. Reclama, invece, sempre un prezzo politico e civile, odia gli indifferenti, pretende che sia dia battaglia in suo nome. La stessa ingaggiata nei giorni più bui della nostra storia nazionale, quando in pochi sfidavano l’esilio, il carcere e il confino, resistendo e quindi dando vita alla nuova Repubblica.

La nostra generazione è chiamata a difendere questo lascito di pace e di libertà, anche nell’interesse dei suoi avversari. CasaPound, Forza nuova e affini se ne facciano una ragione: si vorrebbero eterni innocenti figli di un’Italia immemore, ma possono manifestare la propria folle propaganda solo in ragione della sconfitta di Mussolini e delle sue idee. I nuovi squadristi debbono fare i conti con una democrazia che rifiuta di concepire lo Stato come una sorta di divinità mondana e la società come una caserma in camicia nera fondata sulla repressione dell’alterità e del dissenso. Il nostro compito è quello di ricordaglielo ogni giorno, perché la nostra prima linea di Resistenza è rappresentata proprio dalle trincee della memoria, elemento costitutivo dell’identità (specchio non sempre fedele del passato individuale e collettivo) e riferimento programmatico per il futuro.

La Carta costituzionale è la memoria vivente della nostra Repubblica, i suoi valori fondamentali rappresentano i punti cardinali condivisi che delimitano e regolano il conflitto, che lo trasformano in un motore della crescita democratica, valorizzando una libertà – come scrisse Pietro Ingrao – intesa come…

L’articolo di Giovanni Cerchia prosegue su Left in edicola


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