Da Salvini ti aspetti le salvinate. È normale. Sai anche che Berlusconi ogni tanto, per dare un colpetto ai sondaggi, finisce per fare il razzistello per un pugno di voti. Di Forza nuova e CasaPound non ne scriviamo nemmeno per ecologia intellettuale. Ma forse sarebbe il caso, una volta per tutte, di aprire un dibattito serio (senza tifosi, serio davvero) sulle responsabilità del peggior ministro dell’Interno degli ultimi anni, marchiato come uomo di “centrosinistra”, che è Marco Minniti.
L’uomo è nero (cito il titolo di un bel libro di Catone e Maestri in uscita nei prossimi giorni) perché appare intoccabile e indiscutibile, ammantato com’è del fregio “di sinistra”, è nero perché scherza amorevolmente sulla scrivania di Mussolini per aizzare l’applauso dei presenti (il video eccolo qui) ed è nero perché viene consapevolmente usato da un pezzo del Pd per schiacciare l’occhiolino a destra.
Ma parliamo di politica, appunto. Minniti ha promosso i torturatori di Genova. Minniti ha legittimato il fango sulle ong offrendo una sponda istituzionale alla campagna di isolamento (a proposito, che fine ha fatto la salvifica inchiesta del prode Zuccaro?). Minniti si è inventato il reato di povertà chiamandolo «decoro urbano». Minniti è quello che oggi vergognosamente ha il coraggio di dichiarare di avere previsto il sangue di Macerata e per questo avrebbe bloccato gli sbarchi (ha fermato i migranti per fermare i fascisti, un po’ come ripulire la Germania dagli ebrei per non far vincere Hitler). Minniti è quello che difende l’accordo con la Libia («si tollerano le torture pur di gestire il fenomeno migratorio ed evitare gli sbarchi», erano state le parole durissime dell’Alto commissario Onu per i diritti umani Zeid Raad Al Hussein. Che aggiunse: «La sofferenza dei migranti detenuti nei campi in Libia è un oltraggio alla coscienza dell’umanità». E pure: «Siamo scioccati dagli abusi nei campi»).
Minniti è quello che oggi vorrebbe convincerci che le manifestazioni fasciste e quelle antifasciste pari sono. Eccolo qui, Minniti.
Buon venerdì.