Le politiche del governo hanno indebolito tutte le categorie del settore. A risentirne sono stati anche teatri d'eccellenza come il Regio di Torino, il Carlo Felice di Genova, il San Carlo di Napoli, il Maggio Musicale, l’Opera di Roma

Sfidando neve e maltempo il Comitato nazionale dei lavoratori delle Fondazioni lirico-sinfoniche invita tutti gli operatori culturali a manifestare a Roma, in piazza del Campidoglio, lunedì 26 febbraio, dalle ore 11 alle 13.30, contro le politiche culturali del Ministro Dario Franceschini, la concezione mercenaria dell’arte e della cultura, la logica del pareggio di bilancio e del profitto a ogni costo, l’idea della cultura come azienda culturale. Nato nel 2016, il Comitato nazionale ha lo scopo di contrastare l’errata gestione delle politiche che hanno indebolito tutte le categorie del settore, in teatri eccellenti come il Regio di Torino, il Carlo Felice di Genova, la Fenice di Venezia, il San Carlo di Napoli, il Maggio Musicale fiorentino, il Comunale di Bologna, il Petruzzelli di Bari, compresa l’Opera di Roma. Per quel che riguarda Roma, quello del CNFLS è un vero e proprio appello, nel settore lirico, ai professori d’orchestra, agli artisti del coro, ai tersicorei, alle maestranze e al personale tecnico amministrativo del Teatro dell’Opera di Roma, affinché tutti partecipino a una manifestazione che riporti l’attenzione su un’eccellenza formata da professionisti, a tutela del loro stesso lavoro.
La manifestazione vede la partecipazione, pertanto, dei lavoratori dei tetri lirici, dei docenti e degli allievi del Conservatorio, degli operatori culturali di musei, biblioteche e beni archeologici. Tutti insieme per respingere l’aggressione all’art. 9 della Costituzione, che promuove lo sviluppo culturale, contestando appieno l’azione demolitrice del ministro Franceschini nei confronti dell’attività dei teatri lirici. Mentre nuove forme contrattuali capestro, hanno indebolito e precarizzato molte figure artistiche professionali, determinandone la quasi totale estinzione, come è accaduto per la chiusura dei corpi di ballo. i manifestanti si rivolgono al sindaco di Roma Virginia Raggi e all’assessore alla cultura Luca Bergamo, affinché valutino, con attenzione la situazione economica gestionale del Teatro dell’Opera di Roma, flagellato, già nelle passate amministrazioni, dai tagli economici procurati da pessime gestioni dirigenziali, a discapito di tutti i lavoratori del settore.
Tra gli aspetti criticati della attuale politica culturale c’è anche l’affidamento delle gestioni delle fondazioni, da parte di Franceschini, al perito agrario Francesco Girondini, ex Sovrintendente dell’Arena di Verona, accusato da chi oggi protesta di aver contribuito al peggioramento della situazione patrimoniale della fondazione. Una maggiore idonea organizzazione dovrebbe, infatti, riflettere sulla possibilità di valorizzare tutti gli operatori degli enti lirici e non premiare singole figure dirigenziali.
L’obiettivo della manifestazione è accendere i riflettori sulla grave situazione che coinvolge qualificati professionisti e anche quasi cinquanta mila studenti del Conservatorio. Un numero considerevole di giovani, il cui futuro professionale rischia di essere seriamente compromesso, in una situazione lavorativa già danneggiata dal massiccio utilizzo dei volontari nei musei, nelle biblioteche, ma anche nelle stesse fondazioni liriche. Ciò è reso possibile dall’art. 24 della Legge 160 (del 7 agosto 2016) a dal Nuovo Codice dello Spettacolo, che comporta un’esternalizzazione della maggior parte di cori, orchestre e ballerini: fattore che aumenta il precariato con relativa perdita di diritti e tutele.
A differenza di altri paesi europei, primo tra tutti la Francia, che nell’ambito culturale investe gran parte delle risorse economiche, l’Italia, dove i luoghi di cultura abbondano e sono assiduamente frequentati con offerte varie e di elevata professionalità, quello teatrale soprattutto è un ambito trascurato dal governo. Questo anche a causa della subita decurtazione, da parte del Fondo Unico per lo Spettacolo, dal 1985 al 2005, del 55%, dimostrando così lo Stato uno scarso impegno nel sostegno della cultura, che colloca l’Italia al penultimo posto in Europa, con un investimento totale dello 0,7%. Tutto ciò, nonostante le file ai musei si allunghino e i teatri, soprattutto lirici, facciano il tutto esaurito a ogni manifestazione, vedendo il coinvolgimento di molti artisti internazionali, che spesso firmano la regia delle rappresentazioni.
L’invito, pertanto, è quello di riunirsi tutti, operatori e amanti della cultura, in quel del Campidoglio, affinché, coerenti con la normativa costituzionale per l’incremento culturale, si muova un’unica voce, che si estenda a tutta la nazione e distolga i vertici da questioni più effimere, affinché si concentrino sulla possibilità di portare avanti, con sempre maggior vigore, la tradizione musicale e teatrale italiana per la quale, nel mondo, siamo al primo posto.