A Stella A. a gennaio hanno detto che rimanevano 30 giorni per raggiungere un accordo con la compagnia idrica le cui bollette non riusciva a pagare. Oppure la casa dove è cresciuta sarebbe stata requisita e venduta. Dopo l’acqua, l’elettricità. «Abbiamo fatto affidamento su amici e parenti», ha detto ad Aljazeera, parlando dei prestiti che ha chiesto in giro per pagare le bollette. Alternativa non c’era: la casa dove vive con i genitori in pensione sarebbe finita sul mercato, all’asta. «Abbiamo sempre paura che arrivi un impiegato della compagnia e ci tagli la corrente, che arrivi una lettera che annuncia che la nostra casa non è più nostra».
Proteste e scontri, tafferugli da Atene a Tessalonica, proseguono da novembre a questa primavera per le case pignorate ai greci più poveri e per la politica del governo di Alexis Tsipras: una delle sue promesse elettorali era cancellare l’austerity, proteggere le classi più deboli e, soprattutto, le loro case dal pignoramento. Non è stato così.
Per la classe operaia greca le aste sono diventate il simbolo della remissività del loro governo verso le misure economiche imposte dall’Europa. Nel 2018, si è calcolato, saranno 18mila le case che appartenevano ai greci che non sono riusciti a pagare mutui, debiti contratti, semplici bollette, e che andranno vendute al miglior compratore. È parte del processo obbligatorio del programma di salvataggio voluto da Bruxelles: la Grecia ripagherà anche così i suoi debiti. È una delle misure richieste dai creditori nell’eterna crisi economica che attanaglia il Paese e accade secondo l’accordo approvato da Ue e Fmi per Atene.
Uomini dal volto coperto hanno fatto irruzione nel suo ufficio ad Atene, sfondando la porta con una mazza. Con lo stesso bastone hanno distrutto stampanti, computer e documenti. Per Barbara Sgoura, notaio, è stato il “giorno più scioccante” della sua carriera. «Sono rimasti meno di tre minuti, ma hanno fatto migliaia di euro di danni», racconta al Financial Times. La polizia è arrivata ad investigare, ma nessun arresto è seguito. È una Grecia fatta di rabbia e ribellione quella che lotta contro il pignoramento delle case di chi non riesce a sopravvivere sull’orlo della povertà. Panagiotis Lafazanis, l’ex ministro dell’energia di Syriza, uscito dai ranghi del partito di Tsipras nel 2015, è a capo delle proteste che ogni settimana tentano di impedire il lavoro dei notai che procedono con la vendita dei beni all’asta. «Queste aste sono una disgrazia, un ritorno all’autoritarismo» ha detto un mese fa Lafazanis, mentre la polizia disperdeva la folla con i gas lacrimogeni.
Niente fermerà questo processo nei mesi a venire. La prossima data è la beffa di un simbolo. Le aste online inizieranno il primo maggio, giorno della festa dei lavoratori.