Essendo stato nel Partito della sinistra europea dalla sua fondazione e tuttora da iscritto individuale e osservatore nel bureau per l’Altra Europa con Tsipras sono molto attento a ciò che succede in questa realtà. Anche perché sono convinto che la dimensione europea sia la chiave della rifondazione dell’agire politico. Ho letto dunque con attenzione l’articolo “Mélenchon lascia il partito della sinistra europea”. Dico subito che mi dispiace della scelta del Partì de gauche di uscire dal Partito della sinistra europea.
La scelta segue la richiesta fatta allo stesso Partito della sinistra europea di allontanare Syriza. Questa richiesta fu respinta all’unanimità in una riunione a cui ho partecipato anche io, condividendo quel voto unanime. Che fu espresso anche da chi ha posizioni molto critiche su Syriza e diverse sulla Unione europea.
Gregor Gysi presidente del Partito della sinistra europea ha spiegato che in questo partito sono possibili tutte le critiche ma non si caccia nessuno. E questo ha ricordato dopo la decisione del Partì de gauche di uscire. Ricordo per altro che la nuova creatura di Mélenchon, la France insoumise, non ha mai aderito al Partito della sinistra europea.
Il partito della Sinistra europea e il Gue (di cui fanno parte soggetti più ampi di quelli del Partito della sinistra europea e dove sono stato come parlamentare europeo) sono costruzioni importanti, complesse, collettive e plurali che hanno contribuito in modo decisivo a far vivere una sinistra alternativa in anni durissimi come il dopo il 1989. Ci sono riuscite. Oggi, a trent’anni dal 1989 si vedono gli sfasci creati da certe sinistre che si sono arrese, hanno collaborato col liberismo e ora sono in crisi drammatica.
Per questo oggi le sinistre alternative sono preziose ed hanno una grande responsabilità. In questi anni si sono cimentate anche con passaggi difficili come quelli del governo. In Italia, in Francia, in Portogallo, in Grecia. Tutte esperienze che si possono criticare. Ma io penso che nessuno, in questo campo, ha mai fatto propria l’ideologia dell’avversario come invece accaduto ai socialisti. Sono nate anche nuove esperienze, come Podemos, con storie e percorsi propri. E tutte le “vecchie” forze sono attraversate da dibattiti. Ci sono forme anche diverse di ritrovarsi, come quella di Diem. Ci sono intrecci importanti in molti Paesi dove stanno insieme in Unidos Podemos che non sta nel Partito della sinistra europea e Isquierda Unida che invece ne è parte.
Il pluralismo e la discussione politica sono giusti. Cercare di fare di più di quello che esiste è fondamentale. Ma io sento che abbiamo tutti una responsabilità di fronte alla nuova situazione, al disastro della Ue, alle destre, al crollo dei socialisti, ai diritti dei migranti e contro l’austerità. Questa responsabilità io nel mio piccolo la voglio esercitare. La responsabilità di accrescere la lotta e di cercare l’unità. Proprio perché nel 1989 non mi sono arreso ma ho provato a rifondare.