"Qualunque disposizione che considera la donna in un livello di diseguaglianza non è costituzionale".
E poi.
"È arrivato il momento di dire che il marito non è il proprietario della sua sposa. La superiorità legale di un sesso su un altro è sbagliata".
Sono le parole con cui la Corte Suprema in India ha deciso di depenalizzare la legge per cui un uomo poteva andare a letto con una donna sposata solo chiedendo il permesso al marito. Una legge vecchia di 160 anni che sanciva come l'atto sessuale fosse un affare tra soli uomini: erano gli uomini a dover trovare l'accordo e solo gli uomini potevano eventualmente presentare denuncia.
È una di quelle notizie che compare nei media tra le novità esotiche e di folklore, quelle che quando le leggi pensi
come sono retrogradi laggiù e che vengono confezionate con una certo senso di superiorità tipico del mondo occidentale.
A pochi centimetri c'è la notizia che arriva da Merano, dove Johannes Beutel ha deciso di accoltellare la moglie colpevole di volerlo lasciare. Uccidendola come accade tre volte su quattro, dicono le statistiche, quando il delitto avviene in famiglia.
E ho pensato che forse bisognerebbe ripeterlo anche qui da noi, scriverlo un po' dappertutto, che il marito no, non è proprietario di sua moglie. Servirebbe una
grande opera di alfabetizzazione sentimentale partendo dalle basi: insegnare che
volere bene a qualcuno significa
volere il suo bene e non c'entra nulla con il possederlo. E dire a tutti quelli che ciondolano facendo
sì sì con la testa, che sono concetti ovvi e banali, che
il rispetto è una di quelle pratiche che non vale nulla conoscere, va solo praticato.
E chissà, mi chiedevo, se qualcuno stamattina in India leggendo le inquietanti statistiche italiane non pensi come siamo retrogradi noi che le leggi barbare le abbiamo cancellate da un pezzo (anche se qualcuno ultimamente
le ripropone) eppure non siamo riusciti ad arginare i barbari, oltre alle leggi.
Poi mi è capitato l'articolo di
Libero, di ieri, in cui racconta della morte del
famoso latin lover romagnolo. Titola
Libero che «un infarto l'ha fregato mentre
castigava una 23enne». E ho pensato ai barbari. Appunto.
Buon venerdì.
“Qualunque disposizione che considera la donna in un livello di diseguaglianza non è costituzionale”.
E poi.
“È arrivato il momento di dire che il marito non è il proprietario della sua sposa. La superiorità legale di un sesso su un altro è sbagliata”.
Sono le parole con cui la Corte Suprema in India ha deciso di depenalizzare la legge per cui un uomo poteva andare a letto con una donna sposata solo chiedendo il permesso al marito. Una legge vecchia di 160 anni che sanciva come l’atto sessuale fosse un affare tra soli uomini: erano gli uomini a dover trovare l’accordo e solo gli uomini potevano eventualmente presentare denuncia.
È una di quelle notizie che compare nei media tra le novità esotiche e di folklore, quelle che quando le leggi pensi come sono retrogradi laggiù e che vengono confezionate con una certo senso di superiorità tipico del mondo occidentale.
A pochi centimetri c’è la notizia che arriva da Merano, dove Johannes Beutel ha deciso di accoltellare la moglie colpevole di volerlo lasciare. Uccidendola come accade tre volte su quattro, dicono le statistiche, quando il delitto avviene in famiglia.
E ho pensato che forse bisognerebbe ripeterlo anche qui da noi, scriverlo un po’ dappertutto, che il marito no, non è proprietario di sua moglie. Servirebbe una grande opera di alfabetizzazione sentimentale partendo dalle basi: insegnare che volere bene a qualcuno significa volere il suo bene e non c’entra nulla con il possederlo. E dire a tutti quelli che ciondolano facendo sì sì con la testa, che sono concetti ovvi e banali, che il rispetto è una di quelle pratiche che non vale nulla conoscere, va solo praticato.
E chissà, mi chiedevo, se qualcuno stamattina in India leggendo le inquietanti statistiche italiane non pensi come siamo retrogradi noi che le leggi barbare le abbiamo cancellate da un pezzo (anche se qualcuno ultimamente le ripropone) eppure non siamo riusciti ad arginare i barbari, oltre alle leggi.
Poi mi è capitato l’articolo di Libero, di ieri, in cui racconta della morte del famoso latin lover romagnolo. Titola Libero che «un infarto l’ha fregato mentre castigava una 23enne». E ho pensato ai barbari. Appunto.
Buon venerdì.