Legalità, trasparenza e superamento della pesante eredità del centrodestra: così il sindaco di Latina spiega la sua politica in prima linea. «Per ricostruire l’identità di una città la battaglia è soprattutto culturale»

«Si va avanti e si resiste». È il primo commento di Damiano Coletta, sindaco da oltre due anni di Latina, dopo aver strappato la città con il movimento civico Latina bene comune allo strapotere della destra. Una città e un territorio che sono stati attraversati da intrecci di politica e criminalità, un Comune in cui amministrare è un’impresa proprio per «i guasti del passato che pesano come macigni», dice Coletta, medico cardiologo adesso in aspettativa.
Oltre due anni dall’elezione a sindaco. Come sta andando Damiano Coletta?
Questi due anni trascorsi hanno costituito, l’ho sempre detto, una fase di bonifica, tanto per restare in tema rispetto alle origini della città. Qui, ricordo, c’è stata una politica che purtroppo ha devastato Latina. Abbiamo ereditato scheletri frutto di inganni perpetrati dalle precedenti amministrazioni sulla testa dei cittadini. Una per tutte è il bluff della metro dell’ex sindaco Zaccheo, un’opera mai partita a causa di un contratto insostenibile. Ora c’è un contenzioso con richiesta di risarcimenti e indagini per danno erariale: non possono e non devono pagare i cittadini queste scelte sbagliate.
Quali obiettivi vi siete posti lei e la sua giunta?
Il processo che si è dovuto e si dovrà fare è culturale: ricostruire l’identità di una città che deve partire dall’identità delle persone. Quindi riaffermare il diritto delle pari opportunità, che purtroppo non sono facilmente percepibili, e anche stabilire la cultura della partecipazione fornendo strumenti come il regolamento della gestione condivisa dei beni comuni. Il che significa che cittadini, associazioni e comitati possono partecipare alla gestione della cosa pubblica. Io credo che…

L’intervista di Donatella Coccoli a Damiano Coletta prosegue su Left in edicola dal 28 settembre 2018


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