Assistendo alla buriana sollevata per l’arresto di Mimmo Lucano ne sono ancora più convinto: questi in fondo si vergognano di ciò che sono, della solidarietà che non riescono ad esprimere, delle fobie che provano a rendere potabili trasformandole in strampalati programmi elettorali, della pietas che possono riversare impunemente solo sui gattini, della grettezza dei bassifondi che frequentano per non soffrire di vertigini, della malcelata soddisfazione che provano ogni volta che qualcuno sdogana i loro istinti, della banalizzazione del mondo che gli permette di non dovere elaborare e comprendere e così finiscono per odiare, odiare di cuore con ogni cellula del loro corpo quegli altri a cui viene così naturale essere ciò che per loro è praticamente impossibile.
Svergognati dai loro istinti bassi odiano la solidarietà perché in fondo, anche se non lo ammettono in pubblico, sanno bene la differenza di coraggio che passa tra chi apre le braccia rispetto e chi impugna il fucile: giocano a fare i centurioni ma sono solo sciacalli che escono allo scoperto quando si diffonde l’odore delle carogne. Rovesciano il reale illudendosi di rimanere in piedi: così in pochi giorni passano dal raccontare come medaglie le indagini per sequestro di persona di una nave di poveri diavoli al ritenere infamante vergogna le accuse di troppa disordinata solidarietà.
Frugano tutto il giorno nei cassonetti della cronaca per trovare uno straccio di buonista con qualche ombra da rivendere al mercato del sospetto: vorrebbero dirci che i buoni non sono migliori ma ci guadagnano di nascosto. Solo così riescono a vergognarsi (un po’ meno) di quello che sono.
Se il buono viene colto con le mani nel sacco (anche se, come nel caso di Lucano, è un sacco vuoto che finirà sgonfio) loro si illudono di poter essere quello che sono, condonati da una pace morale che hanno inventato per assolversi.
Vale la pena rileggere Calamandrei quando nel 1956 difese Danilo Dolci: «Questa è la maledizione secolare che grava sull’Italia: il popolo non ha fiducia nelle leggi perché non è convinto che queste siano le sue leggi. Ha sempre sentito lo Stato come un nemico. Lo Stato rappresenta agli occhi della povera gente la dominazione. Può cambiare il signore che domina, ma la signoria resta: dello straniero, della nobiltà, dei grandi capitalisti, della burocrazia. Finora lo Stato non è mai apparso alla povera gente come lo Stato del popolo».
Buon mercoledì.