«Vlad è on line da pochi minuti!», esclama Riccardo Bucci, che Left ha conosciuto seguendo le udienze del processo per l’omicidio di Stefano Cucchi. Bucci è un legale, uno dei giovani avvocati di AlterEgo-Fabbrica dei diritti, associazione nata tra le macerie del terremoto del Centro Italia, «per informare chiunque dei propri diritti, gratuitamente, perché la conoscenza della legge deve essere il primo diritto, e per denunciare gli abusi nelle situazioni di emergenza. Legge, giustizia e umanità dovrebbero coesistere». Da allora i legali hanno incontrato gli attivisti di Acad, l’associazione contro gli abusi in divisa, con cui hanno compilato Vlad: «Vademecum Contro gli Abusi in Divisa», scandisce Bucci, curatore, assieme a Rossella Scarponi di Acad di questo strumento scaricabile gratuitamente qui (anche in pdf per averlo sempre sul cellulare). «Si tenta così di ricostruire le normative da cui gli abusi traggono origine e si alimentano, e di spiegare, nel contempo, i diritti di cui ciascun cittadino è titolare davanti alle forze dell’ordine, raccontando infine storie di ordinaria repressione», prosegue il legale romano.
Vlad, che ha “debuttato” in pubblico in uno spazio occupato nel quartiere romano di San Lorenzo, l’ex Cinema Palazzo, è dunque un lungo viaggio all’interno del quale si tenta di approfondire le pratiche e le leggi ingiuste che, negli ultimi decenni, hanno segnato una deriva securitaria nel nostro Paese. È uno strumento work in progress, il primo aggiornamento è stato proprio determinato in queste ore dal decreto Salvini che, oltre all’indecente sottrazione di diritti verso le persone migranti, rende più angusto lo spazio per l’agibilità politica dei movimenti per il diritto all’abitare e del conflitto sociale più in generale.
«Gli abusi, in questo senso – continua Bucci – assumono le vesti della “divisa del legislatore” che, attraverso provvedimenti aspramente razzisti e repressivi, ha deformato il nostro Stato di Diritto, creando sacche di soggetti destinatari di una “giustizia minore”. Proprio queste categorie, diventano oggetto di un diritto penale-amministrativo del nemico: senzatetto, accattoni, prostitute, spacciatori, venditori ambulanti, parcheggiatori abusi ma anche attivisti e militanti diventano elementi di disturbo di un “decoro” divenuto valore fondante di una società incattivita, di cui la conversione in legge del Decreto Sicurezza “Salvini” di ieri è l’ultimo tassello. Nello spazio delle nostre città si gioca quotidianamente una lotta contro i soggetti poveri o ribelli, con abusi messi in campo dalla “divisa di sindaco-sceriffo” cui si attribuiscono poteri inediti per la tutela della sicurezza urbana».
In questo quadro di criminalizzazione, potenziamento dei poteri punitivi e di uno smantellamento progressivo dei diritti e delle garanzie costituzionali, «trova terreno fertile l’abuso in divisa delle “forze dell’ordine” – dice Bucci – conseguenza di un assetto normativo che lascia spesso ampia discrezionalità ai tutori dell’ordine, non ponendo in essere quelle minime forme di tutela (si vedano i numeri identificativi sulle divise degli agenti o un reato di tortura degno di questo nome) che porterebbero quantomeno ad una maggiore tutela del cittadino dinanzi a chi detiene, per lo Stato, il monopolio della forza».
«Quando abbiamo fondato Acad – spiega anche Rossella Scarponi – avevamo un’urgenza, quella di trovare strumenti, da mettere a disposizione di tutte e tutti, perché non avvenissero più storie come quelle che ci siamo trovati a condividere con le vittime di abusi di polizia e con i loro familiari. Così è nato il numero verde (da utilizzare solo per le emergenze in corso!), così sono venute le altre campagne. Fino a Vlad, appunto. Il vademecum legale è, nella memoria delle nostre lotte, uno strumento storico di consapevolezza, condivisione e salvaguardia. La mancanza di conoscenza ci rende inconsapevoli di fronte al potere, ci subordina e ci impedisce qualsiasi rimostranza».
Vlad, con un linguaggio più semplice possibile prova a ricostruire la normativa che riguarda identificazioni, perquisizioni, misure preventive e cautelari, «evidenziando – aggiunge Bucci – per ciascuno di questi istituti i diritti di cui ciascuno è titolare, i presupposti di applicazione, i limiti che le forze dell’ordine non possono mai superare. Ma all’interno del Vademecum trova spazio anche lo studio delle forme di auto-organizzazione. Perché tra gli strumenti di lotta oltre alla conoscenza dei nostri diritti deve trovar posto la conoscenza delle strutture che possiamo costruire e per mezzo delle quali possiamo difenderci sia da un punto di vista organizzativo (collettivi, associazioni e cooperative) sia da un punto di vista della comunicazione della lotta (social-media e giornalismo). Infine, tentiamo di analizzare alcune delle attività di movimento: cortei e presidi, iniziative pubbliche, occupazioni, le lotte territoriali legate alla terra, alla montagna e al mare, fino ad analizzare lo stadio, il luogo di principale sperimentazione della “cura repressiva”».