Se volete sorridere (amaramente) di quanto sia in mutande la propaganda del ministro dell’Interno (che sui migranti costituisce tutto il proprio capitale politico pur di non dover parlare della pessima manovra finanziaria e del renzianissimo salvataggio delle banche) allora riprendetevi il film della notte tra il 9 e il 10 gennaio, non molte ore fa, in cui Salvini ha incontrato il presidente del consiglio Giuseppe Conte e il suo omologo Luigi Di Maio.
Immaginateli attovagliati nelle stanze di Palazzo Chigi mentre affrontano la vicenda di una barca e 49 disperati con lo stesso piglio di una quarta guerra mondiale imminente, probabilmente anche con tutta la sana incazzatura di chi sa di avere montato un caso sul niente (49 persone su 500milioni che sono gli abitanti dell’Unione Europea) e ora si ritrovano a gestirlo fingendo che sia una cataclisma.
Immaginatevi Salvini che chiede di non accogliere nessuno principalmente per una questione personale, per non perdere quella patina di uomo forte che gli è indispensabile per rifocillare gli intestini incazzosi dei suoi seguaci. Immaginate Di Maio che chiede invece di accogliere donne e bambini secondo la prosopopea di quei film bellici americani in cui simulano un’etica della guerra per disinfettarsi agli occhi del mondo. Solo donne e bambini, e i padri magari rispediti nelle carceri libiche: la famiglia tradizionale vale solo per i bianchi, evidentemente. Immaginate tra i due litiganti il premier Conte (che non gode per niente) come al solito incastrato nel dover fare da mediatore a due egoriferiti con uno sguardo non più ampio del proprio cortile.
A un certo punto trovano la soluzione da comunicare urbi et orbi in pompa magna: «In Italia ne arriveranno non più di dieci», dicono, come il salumiere che eccede con la mortadella e poi chiede “che faccio, lascio?”. E aggiungono, i tre moschettieri che eroicamente hanno vinto la battaglia contro 49 disperati: «Saranno affidati alla Chiesa Valdese, senza nessun onere per lo Stato». Una frase senza senso che non calma i razzisti incazzosi: loro vorrebbero impedire anche l’aria, ai migranti, e hanno votato Salvini perché li spedisse tutti a casa di Claudio Baglioni o del radical chic di turno. E infatti sono neri. Incazzati neri. I razzisti bianchi.
Bene. Ora immaginate che mentre i tre si spremono le meningi ben lontano da loro, a Torre Melissa, provincia di Crotone, intanto di migranti ne sono sbarcati 51. Eh, sì. Cinquantuno. Uomini, donne e bambini che sono stati salvati dal congelamento grazie alle cure di un Paese che per fortuna è molto diverso da quello che il ministro dell’Interno dipinge ogni giorno con la sua bava.
Quelli si spremevano per prenderne solo una decina e nello stesso identico momento 51 arrivavano di soppiatto senza nemmeno permettere al governo di costruirci un po’ di propaganda.
Chissà come se ne sono andati a letto tristi, i magnifici tre. E chissà quando si capirà che mai nella Storia è successo di poter fermare chi scappa dalla fame e dal piombo. Mai.
Buon venerdì.