Quindi il governo ha finalmente scritto il decreto che contiene il cosiddetto reddito di cittadinanza. Spetta a chi ha la cittadinanza (o comunque Ue) e a chi risiede con una permanenza almeno decennale sul nostro territorio. Sarà vincolato all’Isee e farà riferimento a chi non oltrepassa la soglia dei 9.360 euro. Si riceverà su una carta ricaricabile a disposizione per gli acquisti (esclusi ad esempio i giochi a premi) oltre a coprire le utenze domestiche. I Centri dell’impiego si occuperanno (speriamo meglio di come facciano ora) dell’inserimento lavorativo mentre durante la giornata i beneficiari avranno il dovere di dedicare tempo a lavori di pubblica utilità in attesa di un’offerta congrua che arriverà nell’arco di 18 mesi. Anche le aziende beneficeranno di uno sgravio fiscale nel caso in cui decidano di assumere qualcuno dei destinatari dell’iniziativa. I controlli saranno affidati a Inps e Guardia di finanza.
Il reddito di cittadinanza (che non è un reddito di cittadinanza vero e proprio) potrà funzionare o meno ma era fin da subito uno dei punti chiave del programma di governo del Movimento 5 Stelle. È anche uno dei punti fondamentali del cosiddetto contratto di governo con la Lega.
Si tratta senza dubbio di un provvedimento di grande portata, ciccia o no. Servivano più soldi? Sì, certo, ma questi sono. Criticarne le modalità però non può permettere di negare che si tratti di una grande manovra di ridistribuzione della ricchezza a favore dei più svantaggiati. In mezzo a loro ci saranno furbi e delinquenti? Certo che sì, ci sono anche nel governo, per dire. Da qui all’accusare i beneficiari come fannulloni però il passo mi sembra molto ardito. L’italia ha un serio problema di povertà. I poveri saranno sempre grati a chi si occupa degli ultimi.
Migliorarlo è lecito. Prendere per il culo i poveri (tutti) personalmente, umilmente, mi pare un pessimo modo per fare un’opposizione che funzioni.
Buon venerdì.