Viaggio nelle scuole dei quartieri poveri di Karachi dove, puntando sull’istruzione femminile, si lotta contro i pregiudizi. E anche le serie tv possono contribuire all’emancipazione. «Una protagonista forte può ispirare altre donne», dice la regista Misbah Khalid

La nostra storia inizia a Karachi, nello slum Qayyumabad. La prima immagine che affiora da questo quartiere è quella di una diga enorme, con cumuli di immondizia. Ma l’immagine fatiscente di questa parte della città viene spezzata dalla presenza di una scuola e di due bambine in uniforme scolastica che giocano proprio accanto a questa diga. In un momento storico segnato dal movimento #metoo, partiamo da quello che potrebbe rappresentare la radice del problema dell’uguaglianza di genere: l’istruzione femminile.
Siamo in Pakistan, reduce dalle ultime elezioni che hanno visto vincere l’ex stella di cricket Imran Khan, e all’indomani dalle proteste degli estremisti islamici contro la sentenza di assoluzione della cristiana Asia Bibi, accusata di blasfemia. In questo quartiere di Karachi, la quarta città più popolosa al mondo, con i suoi quasi 22 milioni di abitanti, abbiamo visitato la scuola della Citizen foundation, un’associazione pachistana nata 23 anni fa. Fondata da cinque imprenditori pachistani di successo, inizialmente contava 5 scuole. Oggi sono circa 1500 in tutto il Paese, per un totale di 220 mila studenti. Qayyumabad è uno dei quartieri più disagiati di Karachi e, proprio per questo, la Fondazione ha deciso di costruire una scuola qui come in altre zone simili. Entriamo in uno degli istituti più grandi della rete che, come tutte gli altri, si trova su un terreno donato, questa volta, dalla polizia della regione di Sindh (Pakistan meridionale). A guidarci è Nabila Mustafa, una delle coordinatrici delle scuole di Citizen foundation. «Non troverete nessuna delle scuole Tcf (The Citizen foundation) in una zona prestigiosa della città», mi spiega Nabila. «Considerando…

L’articolo è tratto dal numero di Left in edicola


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