Savona alla Consob. Vi stupisce? Ma va. Quando un partito (ma vale anche per un governo, un movimento culturale o una coalizione) soffre di mancanza di classe dirigente perché si è completamente costruita su simboli, idoli e uomini-metafore da dare in pasto alla stampa è normale che poi i nomi che girino e rigirino siano sempre gli stessi. Che Savona sia ministro o presidente della Consob poco cambia. Non è il ruolo: basta che ci sia, che sia esposto in bella vista e che soddisfi gli stomaci dei fans.
Peccato che Savona alla Consob violi più di una di quelle regole che il Movimento 5 stelle ha tanto voluto in nome della meritocrazia, dell’onestà e della trasparenza.
Viola la legge Frattini (siamo nel 2004) che regola il conflitto d’interessi. È quella legge che impedisce a chi ha ricoperto un incarico di governo di ricoprire un ruolo dirigenziale pubblico senza che sia passato nemmeno un anno. Era stata pensata per mettere un freno ai tanti trombati che poi venivano regolarmente parcheggiati. E invece, niente.
La seconda legge violata è la Madia, siamo nel 2014, che stabilisce che i pensionati, come lo è Savona, non possono ricoprire incarichi dirigenziali dentro alcune amministrazioni pubbliche tra cui si cita, indovinate un po’, la Consob. Tutto bene? Non è finita qui.
La terza ragione di incompatibilità è che l’ex ministro è tuttora socio di Euklid, un fondo speculativo con sede Londra del quale era presidente fino a poco prima della nomina a ministro. Quelli dicono comunque che si tratta di un fondo londinese e dobbiamo stare tranquilli.
C’è altro: Paolo Savona, in otto mesi da ministro per gli Affari europei, non ha mai partecipato a una riunione con altri ministri Affari europei o commissari a Bruxelles. Per questo probabilmente si è stufato subito.
Su quanto conti invece far crescere una classe dirigente per non rimanere attaccati ai vecchi dinosauri ne parliamo un’altra volta. A sinistra siamo maestri, in questo.
Buon giovedì.