I dati del primo studio nazionale sulla salute mentale. Secondo Samson Tse, docente di Studi sociali, tra i fattori determinanti ci sono le pressioni scolastiche e professionali per i più giovani e lo smantellamento del sistema familiare per anziani e bambini

Lo scorso 21 febbraio, la città di Ji’an, nella Cina centrale, ha fatto da sfondo al secondo attacco con arma da taglio in pochi giorni. Ben undici i passanti feriti, sebbene nessuno in pericolo di vita. Come avvenuto in almeno altre tre circostanze negli ultimi dieci mesi, l’episodio ha trovato ufficialmente spiegazione nel disturbo mentale dell’assalitore, un espediente spesso utilizzato dalle autorità per insabbiare recriminazioni sociali e casi di ordinaria ingiustizia. Nondimeno, quello dei disordini psichici sembra un problema reale nel Paese più popoloso del mondo. Lo conferma il primo studio nazionale sulla salute mentale, condotto dall’Università di Pechino e pubblicato lo scorso mese sulla rivista scientifica The Lancet.
«La maggior parte dei disturbi mentali è diventata più comune in tutta la Cina negli ultimi 30 anni», rivela il rapporto che tiene conto della testimonianza rilasciata tra il 2013 e il 2015 da 32.552 persone in 31 province e regioni della Cina. Stando ai dati raccolti, il 16,6% degli adulti intervistati ha manifestato problemi mentali (soprattutto disturbi legati a stati d’ansia) nel corso della propria vita, un tasso molto più alto rispetto ai sondaggi precedenti che si avvicina a quelli dei Paesi pienamente sviluppati. Il 6,9 per cento di coloro che hanno risposto sostiene di aver sofferto di depressione in passato, di cui il 3,6 per cento negli ultimi dodici mesi. Mentre l’incremento dei casi potrebbe essere parzialmente attribuibile alla nuova metodologia d’indagine – la più approfondita fino a oggi – i numeri attestano un trend in corso da tempo. Già, nel 2009, un rapporto di Lancet rubricava la Cina tra i Paesi con il più elevato tasso di malattie psichiatriche, pronosticando un aumento del 10 per cento nel periodo 2015-2025.
Il malessere raggiunge spesso livelli insostenibili. Ogni anno, oltre la Muraglia, circa 250mila persone si suicidano, mentre i tentativi di farla finita si aggirano sui 2 milioni, secondo il Center for desease control and prevention, che pone il suicidio in cima alla lista delle cause di morte per i giovani tra i 15 e i 35 anni: almeno 500 casi l’anno solo tra la popolazione in età scolare. Tanto che per la World health organization…

L’articolo di Alessandra Colarizi prosegue su Left in edicola dal 22 marzo 2019


SOMMARIO ACQUISTA