“L’antifascismo è il vero male del Paese”. L’ha detto all’Ansa Francesco Polacchi, capo di Altaforte, la casa editrice che tanto caos sta combinando sul Salone del libro di Torino. L’ha dichiarato così, come virgolettato. E subito mi viene da chiedere che tipo di interlocuzione pensano di avere coloro che continuano a dirmi «bisogna andare e confrontarsi». Con chi? Su cosa? Ma non è tutto.
Polacchi ha anche detto: «Io sono fascista». Così. In scioltezza.
Questo è il livello.
Il problema è che andrebbe tutto risolto alla base. Quella casa editrice non ha motivo di essere in un Paese che ha le leggi che abbiamo. Punto. E dovrebbe intervenire, d’ufficio, la magistratura.
E siccome la magistratura non interviene dovrebbe farlo, d’ufficio, l’istituzione, qualsiasi essa sia: Comune, Regione e, perché no, la direzione del Salone del libro. Hanno cercato la provocazione. L’hanno trovata. Si sono fatti pubblicità. Ma il limite di ciò che è potabile è stato sorpassato da un pezzo. Una casa editrice che porta avanti l’apologia al fascismo dovrebbe andare in qualche periferia a bruciare libri piuttosto che insozzare quelli degli altri.
Uno che all’Ansa si dice fieramente fascista va indagato e condannato piuttosto che darci lezioni di storia e letteratura.
Questa vicenda sta assumendo contorni sempre più imbarazzanti per le persone coinvolte. Se qualcuno sperava che questi stessero al loro posto a fare semplicemente i poveri standisti è un illuso che non ha capito la loro solita strategia. Ogni giorno che passa aumenterà il vittimismo, ogni giorno che passa aumenterà lo scontro sociale.
Contenti voi.
Buon mercoledì.