Sono mesi che le associazioni Chi si cura di te? e Link-Coordinamento universitario, insieme agli avvocati di Alterego-Fabbrica dei diritti, denunciano quanto sta avvenendo tra le mura di Viale Trastevere 76. È del 6 maggio il dietrofront del Miur in riferimento alle norme discriminatorie inserite all’interno del bando per il test di ammissione alle scuole di specializzazione in Medicina e chirurgia, che prevedeva l’obbligo di presentazione del certificato di lingua italiana (certificato C1, nda) per tutti gli stranieri, anche quelli che si erano laureati in Italia dando tutti gli esami nel nostro paese e, quindi, in italiano.
«Come associazione studentesca – dichiarano i giovani di Link – abbiamo sin da subito denunciato la discriminazione costituita da questo tipo di misura. È infatti chiaro che uno studente laureatosi in Italia abbia la piena padronanza della lingua e troviamo discriminatorio la richiesta della certificazione in base al luogo dove si è nati».
Ma anche sull’altro esame, atteso da migliaia di neo-laureati e tirocinanti in medicina, ossia l’esame di Stato per l’abilitazione medica, il ministero sta prendendo tempo a causa di una confusione normativa che lo stesso ministero (con proprio regolamento del 2018) ha generato. A seguito dei ritardi nell’applicazione del nuovo regolamento ministeriale “Fedeli”, il governo è intervenuto in materia di esame di Stato per l’abilitazione dei laureati in Medicina e chirurgia, con un decreto legge (il decreto Calabria) che ha prorogato al 2021 le modalità di svolgimento del “nuovo” esame di Stato, come disciplinato dal regolamento del 2018.
Il nuovo esame, per la sua parte teorica, sarebbe dovuto partire da luglio 2019, ma per evidenti limiti di organizzazione è stato scelto di prorogarlo. Tale proroga, però, ha definito alcune criticità sia sulle date delle sessioni d’esame (con il Regolamento Fedeli le sessioni erano tre e si sarebbero dovute tenere nei mesi di marzo, luglio e novembre di ogni anno) sia sul riconoscimento dei tirocini pratico-valutativi (quelli introdotti sempre dal ministro Fedeli).
Con la proroga, infatti, si ritorna alla vecchia disciplina del 2001, per la quale scompaiono le tre sessioni (sono previste due sessioni l’anno senza specificarne la calendarizzazione) ed emergono dubbi relativamente al riconoscimento dei tirocini pratico-valutativi, già ampiamente azionati da molte Università e che, per come è scritta la norma, potrebbero essere rimesse alla valutazione interpretativa del giudice amministrativo.
Ma, cosa ben più grave, ad oggi non è ancora stato indetto l’esame teorico di luglio 2019 e, con la scomparsa delle tre sessioni in data certa, non vi è alcun obbligo di legge per il ministero di indirlo. «Pensiamo che sia inaccettabile che, ad oggi, il futuro di migliaia di studenti e studentesse rimanga incerto» dichiara Alessio Bottalico, coordinatore nazionale di Link. «Negli ultimi mesi ci siamo mobilitati per chiedere, non solo la proroga delle modalità, ma anche che il ministero non faccia passi indietro sulla possibilità di avere accesso a tre sessioni di abilitazione» continua il coordinatore. «Continueremo a mobilitarci e a chiedere chiarimenti per permettere a tutti di programmare il loro percorso formativo» conclude Bottalico.
«A causa di questa disorganizzazione da parte del ministero, si lasciano migliaia di tirocinanti in un limbo di dubbi e incertezze. L’aspetto anomalo, infatti, consiste nel fatto che, mentre la componente pratico-valutativa dell’abilitazione proceda regolarmente, la componente di valutazione teorica non è stata ancora definita, rischiando di slittare. Tra le numerose conseguenze, si rischia di compromettere un accesso celere al mondo del lavoro per migliaia di aspiranti medici», afferma Irene Steinberg, membro dell’esecutivo di Chi si cura di te? nonché candidata alle elezioni per il Cnsu per gli specializzandi.
Pertanto, Chi si cura di te? e Link-Coordinamento universitario, affiancate dai legali di Alterego-Fabbrica dei diritti, continuano a battersi in ogni sede per tutelare i diritti delle studentesse e degli studenti in medicina.
«A fronte delle risposte ricevute dal ministero e dal governo – afferma Riccardo Bucci, avvocato di Alterego – più volte sollecitati sulle criticità esistenti, siamo preoccupati che la scelta di operare una proroga dei termini di un regolamento ministeriale con un decreto legge, possa aver generato una disciplina ancora più confusa, causando una eventuale lesione nel legittimo interesse di tanti studenti che attendevano l’esame di luglio e quello di novembre 2019»
«Oltre a ciò – prosegue il legale – in sede di conversione del decreto legge Calabria, auspichiamo un intervento modificativo del testo normativo in cui venga affermato espressamente che i nuovi tirocini pratico-valutativi svolti durante la formazione universitaria siano riconosciuti, al fine di evitare eventuali contenziosi presso i giudici amministrativi ed eventuali libertà interpretative che, allo stato, potrebbero portare le Università a non riconoscerne la validità ai fini dell’esame».
L’articolo è tratto da una nota di Alterego-Fabbrica dei diritti