Sotto il caos e la polvere della vicenda Sea Watch, del muro di Fedriga e di Di Maio che propone di essere più a destra di Salvini sulla confisca delle navi delle Ong (perché chi non è “né di destra né di sinistra è quasi sempre di destra”) intanto il governo sta preparando la prossima manovra economica. E cosa c’è di meglio di tanta confusione per tagliare un po’ qua e un po’ là, proprio dove avevano sempre promesso che non avrebbero tagliato? Eccoci qua.
4 miliardi di euro tagliati alla scuola, come riporta Linkiesta. Sì, alla scuola. In tre anni. Si tratta di circa il 10%, tanto per dare un’idea. Da 48,3 a 44,4 miliardi nel giro di tre anni, con una riduzione delle risorse sia per l’istruzione primaria (da 29,4 a 27,1 miliardi di euro) che per quella secondaria (da 15,3 a 14,1 miliardi). 1 miliardo e 300 milioni di euro tagliati agli insegnanti di sostegno. Perché è ovvio: chi continua a fare politica contro i deboli alla fine arriva anche ai deboli di casa nostra, c’era da aspettarselo. Stupisce che qualcuno si stupisca. Evidentemente servono persone con la cultura giusta per augurare stupri da un molo. Se è vero che il mondo può essere salvato solo dal soffio della scuola allora c’è da preoccuparsi, sul serio.
Ma non è mica tutto, no. Scendono ad esempio la spesa per il soccorso civile, che passa da 7,6 a 4,3 miliardi. Il «sostegno alla ricostruzione» crolla tra il ’19 e il ’20 da 3,2 miliardi a 700 milioni, poi 380. Ma scendono anche le risorse per la protezione civile di primo intervento, da 744 a 391 milioni di euro.
Capite di cosa stiamo parlando? Usare un’arma di distrazione di massa per riempire le agende dei giornali di scontri sulla pelle degli ultimi (stranieri) permette di agire sugli ultimi (nostrani) indisturbati. E la distruzione della cultura continua a prosperare, insieme a quella dell’istruzione, perché avere un popolo meno istruito significa avere un popolo più facile da governare.
Contenti voi.
Buon martedì.