Se le Forze dell’Ordine dovessero ascoltare quel gran genio di Luca Zaia che pur di strappare un applauso nella piazza romana della Lega si è lanciato in una dichiarazione da brividi (“Togliere il galateo alle forze dell’ordine e riconsegnare il manganello, e non lo dico per strappare l’applauso alla piazza”, ha detto Zaia, aggiungendo ovviamente anche la postilla dell’applauso perché in fondo si deve essere vergognato un po’ anche lui) allora la Polizia avrebbe dovuto entrare in quella stessa piazza, manganellare i fascisti che non possono professare fascismo (lo dice la legge, lo dice la Costituzione) e tirare due colpi ben assestati anche allo stesso Zaia che insieme ai suoi amici leghisti è nel partito che ha fatto sparire 49 milioni di euro di soldi pubblici (è condanna, è una notizia, è la realtà dei fatti) che saranno restituiti in comode rate mensili come se si trattasse dell’incauto acquisto del nuovo modello di aspirapolvere.
Ma Zaia e i manettari della sua stessa stoffa sono quelli che godono nel vedere la legge diventare dura contro i deboli: forti con i deboli, deboli con i forti e garantisti con gli amici degli amici, la cifra stilistica è sempre la stessa, vigliacca e bugiarda, da parecchi anni. E magari se le forze di Polizia dovessero rinunciare anche al galateo proprio a Zaia potrebbero puntare una lampada sotto il mento e interrogarlo sulle sue responsabilità da ministro all’Agricoltura quando contribuì all’enorme multa che l’Europa ha comminato all’Italia sulle quote latte. Solo per fare un esempio.
Solo che noi, a differenza di Zaia, siamo portati a chiedere attenzione dei diritti proprio nei momenti più delicati della democrazia, quando la forza dell’autorità (che non riesce a esercitare autorità e quindi sfocia nella violenza) segna pagine vergognose come quella che il 22 ottobre “festeggia” il mesto decennale della morte di Stefano Cucchi.
Le forze dell’ordine non hanno bisogno di essere leccate per cercare un po’ di consenso: hanno bisogno di mezzi e di uomini. E chissà se Zaia sa chi è stato il ministro dell’Interno che ha avuto l’occasione di migliorare la situazione e non ha mosso un dito. Nel dubbio a Zaia gli diamo il permesso, se incontra quell’ex ministro, di dargli un buffetto, mica una manganellata, perché ancora crediamo nella legge, qui, dalle nostre parti.
Buon lunedì.