Vale la pena soffermarsi sull’arresto avvenuto ieri a Malta di Yorgen Fenech, amministratore delegato del Tumas Group e direttore generale della centrale elettrica a gas di Malta, con l’accusa di essere il mandante dell’omicidio di Daphne Caruana Galizia.
Per mesi abbiamo assistito da lontano (lontani per quanto si può essere lontani a ottanta chilometri di distanza) alla disumanizzazione della giornalista maltese (uccisa nell’ottobre del 2017) descritta come una strega e come una visionaria dalle teorie strampalate. L’arresto di ieri invece conferma che Galizia ci aveva visto benissimo e ancora una volta si scopre che si perde la vita ogni volta che si mette il dito lì dove potere e illegalità si incontrano sotto banco.
Yorgen Fenech è stato identificato come proprietario della 17 Black, società con sede a Dubai che avrebbe foraggiato con 2 milioni di euro i conti panamensi di Keith Schembri, capo staff del primo ministro maltese Joseph Muscat, e del ministro Konrad Mizzi. Fenech è stato al centro della trattativa per il nuovo impianto energetico insieme al primo ministro Joseph Muscat già a partire dalla campagna elettorale del 2013 e il Corriere di Malta scrive che il progetto della centrale elettrica assicurò a Electrogas 3,9 miliardi di euro in 19 anni. Affare di Stato. Insomma.
Eppure quando è morta Daphne Caruana Galizia alcuni sindaci maltesi addirittura hanno festeggiato il suo omicidio, in quel gorgo di odio che serve per isolare una persona prima di ucciderla. “Prima ti ignorano. Poi ti deridono. Poi ti combattono. Poi vinci.”, diceva Gandhi e invece qui troppo spesso succede che “Prima ti ignorano. Poi ti deridono. Poi ti combattono. Poi muori.”
E chissà se riusciremo a farne memoria. Per Daphne e per tutti quelli che muoiono così. Soli.
Buon giovedì.