Sono morti 41 medici. 41. 6205 operatori sanitari contagiati. Più il personale che lavora in ospedale o in case di cura (su cui diventa difficilissimo trovare dati poiché fa molto meno notizia). Stanno morendo i salvatori. Siamo un Paese che non riesce a salvare i salvatori.
C’è questa lettera, dolorosa e importante, del segretario generale Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale) Silvestro Scotti:
«Questo dovrebbe far riflettere le istituzioni sanitarie: gli operatori sanitari vanno protetti e nessuno può sentirsi in pace con la coscienza se continua ad esporre il personale sanitario senza protezioni. È ormai evidente che per la medicina di famiglia il tempo sta finendo. Vogliamo sperare che la dematerializzazione delle ricette, il triage telefonico prima di ogni visita ambulatoriale o domiciliare, per noi e per i colleghi medici dei distretti specialisti, come tutte le soluzioni che stanno partendo compreso il consulto a distanza, il video consulto, le consulenze specialistiche telefoniche, possano servire a fermare questa strage. Purtroppo però ogni giorno mi chiedo se ho dimenticato qualcosa, se potevo pensare o agire, fare qualcosa di più. Sento forte questa domanda dentro di me e altrettanto forte il desiderio di continuare a cercare delle soluzioni. Voglio sperare dal profondo del mio cuore che questa stessa condizione riguardi tutti quelli che hanno più di me responsabilità direzionali e di governance a tutti i livelli e che soprattutto valutino se ognuno di loro ha fatto tutto quello che poteva per tutti gli attori della nostra sanità perché, se non fosse così, saremmo di fronte ad una strage di Stato».
Vale per i medici di base ma se ci pensate vale per tutti quelli che sono in prima linea. Veramente si vuole sconfiggere un virus non riuscendo a preservare coloro che sono in prima linea a combatterlo? Davvero ci dobbiamo accontentare degli striscioni? Davvero, per sapere.
Buon venerdì.