Il divieto di manifestare imposto a Vox che vuole scendere in strada nei capoluoghi della provincia spagnola di Castilla y León, scattato a causa del rischio per la salute pubblica, ha suscitato le critiche di Santiago Abascal, presidente del partito di ultradestra, che ha anche accusato il Pp della comunità autonoma di “collaborare con la censura del governo socialcomunista”. Una manifestazione può essere fonte di propagazione del virus, è quello che hanno detto Vox e PP il passato 8 marzo femminista, quando in Spagna i decessi per Covid-19 erano 17 e i contagiati 600, ma oggi per le destre non è più così infestante scendere in piazza, anche se si sono superati i 27mila morti e i 230mila contagi. Quindi indicono cortei contro la gestione della crisi sanitaria da parte del governo progressista.
Inquieta il comportamento di queste destre europee durante la pandemia che scuote l’intero continente. Ovunque tendono a provocare il caos, là dove governano, come in Ungheria dove hanno esautorato il parlamento, e là dove sono all’opposizione, come in Spagna e in Italia (dove Lega e Fratelli d’Italia vogliono scendere in strada il 2 giugno). Una scelta che mira solo a trarre un utile elettorale dalla crisi sanitaria che si sta vivendo e dalla crisi ben più pesante e complessa che si prevede con la ripresa, nella fase di convivenza con il virus in attesa – chissà se e quando – di un vaccino.
Fin dall’inizio della pandemia le destre spagnole hanno cavalcato questa scelta con l’obiettivo di mettere in crisi il governo Sánchez, sottraendosi all’autocritica sul disastroso stato in cui i loro governi hanno lasciato la sanità pubblica del Paese e in particolare quella della comunità di Madrid, da sempre sotto la loro amministrazione. Non si sono vergognati di fare un uso strumentale delle morti avvenute nelle residenze per persone anziane, circa 20mila decessi finora accertati, quasi che la sorte di tante persone non fosse la conseguenza della vera e propria autostrada aperta al virus dai tagli allo stato sociale, voluti dalle destre e coperti dalla parte più conservatrice del Psoe.
Non si tratta solo di una tattica parlamentare in cui si alzano i toni per coprire le loro negligenze e soprattutto il vuoto di idee che li caratterizza, quello messo in atto in questi mesi è un disegno strategico di destabilizzazione. Se prima si puntava al caos agitando la questione catalana e la sua dichiarazione unilaterale di indipendenza, ora si punta a mettere in crisi il governo di coalizione e l’alleanza fra socialisti e Podemos, contrapponendo la comunità di Madrid alle decisioni prese dal governo nazionale sul coronavirus. Alla guida di questa comunità oggi è Isabel Ayuso del Pp, fedelissima dell’ex-presidente Aznar. Risultata anche lei positiva al virus mal governa la regione e la capitale dal confinamento nella lussuosissima suite di un grande albergo, proprio in centro città, vicino al Teatro Real, generosamente messa a disposizione da un imprenditore in odore di corruzione.
Lì si è fatta installare tutta la tecnologia necessaria per potersi collegare durante il suo isolamento, ha trasferito il suo ufficio, compreso un ritratto di lei che saluta il re Filippo VI e che appare come sfondo nei suoi interventi in videoconferenza. Ha trasformato la chiusura dell’ospedale Ifema in una manifestazione, con distribuzione ai bambini di pizza precotta sponsorizzata dalla Coca-Cola, senza rispettare nessuna delle misure di sicurezza previste dalla quarantena, con partecipanti ammassati senza mascherina e con un uso indiscriminato di ogni microfono a disposizione per richiedere la completa riapertura della comunità di Madrid. Mentre nella città si registra il collasso della sanità pubblica con record di contagi e decessi, tracollo denunciato da medici e infermieri costretti a gestire quotidianamente i posti letto di terapia intensiva assolutamente insufficienti.
È in atto un vero e proprio uso strumentale delle comunità autonome governate dalle destre. Da giorni qualche centinaia di residenti del quartiere Salamanca, quello con il reddito più alto della capitale, il quartiere dei ricchi e della destra nostalgica, ogni sera ripetono una cacerolada, prima con pentole e cucchiai dai balconi poi in strada, per manifestare contro il lockdown che li sta “riducendo sul lastrico”. Grande sventolio di bandiere nazionali, richieste di dimissioni, urla contro i socialcomunisti che stanno portando il Paese alla distruzione economica, senza rispettare alcuna norma di distanziamento fisico, ma reclamando la tutela del distanziamento di classe, la loro possibilità di continuare a sfruttare e consumare.
“È un movimento cittadino indipendente non affiliato con qualsiasi parte politica, per la difesa della libertà e la fine della distruzione economica della Spagna. la nostra ideologia è Libertà e Prosperità”, tutto scritto in maiuscolo sulla pagina web appositamente creata in fretta e furia del movimento che si è chiamato Resistencia Democrática.
Colpisce la compiacenza con cui la polizia nazionale ha tollerato il non rispetto delle regole dello stato di allarme, così come il silenzio di fronte allo slogan più gridato “dateci la dinamite!”. Ma Sánchez vuole chiedere una nuova proroga dello stato di allarme, questa volta di un mese, spostando il termine del confinamento alla fine di giugno, una sfida ulteriore alle destre, da portare al voto del parlamento e dall’esito non scontato.