Si incontrarono nel 1960 per la prima edizione di Filastrocche in cielo e in terra. E fu l’inizio di una collaborazione che nasceva da una comune sensibilità per l’arte rivolta all’infanzia. Due linguaggi tra parole, forme e colori che una mostra celebra a Roma

Sono delle vere e proprie rivoluzioni editoriali a legare Gianni Rodari e Bruno Munari attraverso l’invenzione di linee e parole, rime e colori. Il grande merito della casa editrice di Giulio Einaudi nel mettere insieme i due creatori, generando libri che sono diventati delle vere opere d’arte, arricchisce l’editoria italiana e ci porta all’analisi di due ingegneri del gioco. Del gioco entrambi ne fanno infatti un linguaggio universale, che smonta labirintici concetti astratti, guidandoci, attraverso le immagini, in un tempo non definito, per questo sempre attuale.

È del 1960 Filastrocche in cielo e in terra, la prima edizione di un libro in cui i due, Rodari e Munari, si incontreranno per lavoro. In una lettera all’editore, tra quelle pubblicate in Lettere a Julio Einaudi, hidalgo editorial e ad altri queridos amigos, curato da Stefano Bartezzaghi, Rodari scrive: «Caro Einaudi, ho ricevuto le “filastrocche” e tocco il cielo con tutte e due le dita. Devo proprio dirle grazie dell’edizione bellissima, molto più bella di come potevo aspettarmela. Il libro rallegra piccoli e grandi solo a sfogliarlo e ispira una gran simpatia… . In famiglia mi guardano e trattano con accresciuto rispetto, e per la prima volta posso chiudere la porta del mio studio (anche se ci vado a leggere un libro giallo). Insomma, ho ricevuto i calzoni lunghi: se ha dei nemici, disponga di me. Suo Gianni Rodari».

Con quella che è sempre stata la sua garbata ironia Rodari dichiara la sua realizzazione e gratitudine nel vedere interpretate le sue rime con segni e tratti che ne comprendono il non sense, e con stima, anche non citandolo direttamente in queste righe, riconosce l’importante lavoro di Bruno Munari che darà movimento alle sue parole, facendo acquistare più significato a quei versi che tantissimi bambini nati intorno a quegli anni ricordano ancora. Segni ideografici, non veloci schizzi. Seguiranno la narrazione, pagina per pagina, filastrocca per filastrocca,
Dodici anni dopo, nel 1972, quando l’opera uscì ne Gli struzzi, l’autore vi fece aggiungere una nota autobiografica introduttiva, d’accordo con l’editore e due nuove sezioni, che vennero denominate “Storie nuove” con quattordici testi inediti e “Le filastrocche del cavallo parlante” con ventuno delle ventinove poesie già uscite nel volume omonimo (Emme Edizioni, Milano, 1970). Nel 1990…

La mostra Tra Munari e Rodari è ospitata nel Forum del Palazzo delle Esposizioni a Roma fino a ottobre. Organizzata dal Comitato promotore per l’anno rodariano istituito da Biblioteche di Roma in collaborazione con Corraini editore, presenta anche una sezione di tavole di illustratori contemporanei che si sono cimentati sulle filastrocche di Rodari. www.palazzoesposizioni.it

L’articolo prosegue su Left in edicola dal 19 giugno

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