Un lungo abbraccio a sancire un incontro sospirato per oltre cento giorni di lontananza. Un gesto di tenerezza nel ritrovarsi, quello tra Guido Stangalini, cent’anni compiuti, e Maria Pagani, 93 anni, sposati da 70 anni. Separati dal Covid, lui ospite nella residenza sanitaria assistenziale (Rsa) San Giuseppe Opera don Guanella a Castano Primo, in provincia di Milano, da febbraio e lei, che avrebbe dovuto raggiungerlo pochi giorni dopo, rimasta fuori per le misure di sicurezza legate al’esplosione della pandemia.
È una fotografia in bianco e nero a immortalare una storia che fa il giro del mondo. A scattarla è Diego Colombo, massofisioterapista con la passione della fotografia che da vent’anni lavora presso la struttura che ormai è la sua seconda casa. «Ho iniziato qui – racconta – facendo il servizio civile, me ne sono innamorato e sono rimasto. La amo come se fosse casa mia».
Una casa che, nel cuore della zona rossa, non è rimasta indifferente alla pandemia. «Il Covid qui è stato molto pesante anche se non abbiamo avuto casi, fortunatamente. La nostra direzione sanitaria aveva intuito che la cosa era grave. Aver chiuso agli accessi esterni ben prima che fosse obbligatorio, è quello che ci ha salvato», racconta.
Ad oggi la struttura non ha ancora riaperto le proprie porte ai visitatori e gli ospiti comunicano con le famiglie attraverso le video chiamate. La riapertura si attende a giorni, ma si tratterà di ingressi contingentati e attraverso barriere di plexiglas. «Il virus ha stravolto la nostra quotidianità, soprattutto per l’aspetto relazionale. Da una parte noi operatori con la mascherina e vari dispositivi di protezione. E non è facile relazionarsi con ospiti anziani con una mascherina.. non ti sentono, non riescono a leggere il labiale, non vedono l’espressione». Ad aggravare la soluzione il distanziamento sociale che ha imposto la distanza anche tra gli ospiti.
Nei giorni della pandemia oltre ad aiutarli con gli esercizi di fisioterapia, Diego inizia a raccontare le vite e la quotidianità dei suoi “coinquilini”. Fotografa momenti, espressioni e gesti. Rigorosamente in bianco e nero ed accompagnati da una didascalia. «La fotografia – confessa – è la mia passione principale quindi ritrarre la mia quotidianità, quella di queste persone è diventata una consuetudine per me e un mezzo per raccontare le loro storie. Anche su Facebook, mi piace raccontare con le parole e le immagini la vita di queste persone che sicuramente è degna e piena, merita di essere ascoltata e vista». Un racconto diventato un progetto editoriale dal titolo “Cartoline dall’ultima stanza’’ al momento in cerca di editore.
La storia di Guido e Maria, immortalati per sempre nel loro tenero abbraccio, ha avuto una risonanza internazionale. «Sono contento per loro – racconta emozionato – perché se lo meritano. Penso che le cose belle facciano bene al mondo e alle persone. Ormai viviamo in un mondo in cui c’è sempre una notizia negativa o si vede il marcio in ogni cosa anche nelle cose più belle. Credo che dietro a Guido e Maria non si possa non vedere la bellezza, non si possa vedere altro che bellezza».
Nelle fotografie di Diego Colombo un racconto per immagini degli ospiti della casa di riposo in cui lavora