I ragazzi dell’Unione degli studenti hanno diverse idee per riaprire le scuole in sicurezza ma le istituzioni non li considerano. E a chi condanna un’intera generazione di “discotecari irresponsabili” replicano: «Dateci spazi per una socialità diversa»

Biasimati da media mainstream e dalla (peggiore) politica quando si aggirano per le discoteche. Ignorati quando si impegnano per realizzare una scuola che funzioni e forme di socialità alternative e responsabili. È il triste destino dei giovani in Italia. Una prospettiva di fronte alla quale, però, gran parte di loro non si arrende. E anzi si batte quotidianamente contro pregiudizi e gerontocrazia, per il diritto allo studio e a un tempo libero che non sia solo vagare tra consumifici: bar, locali, templi sacri dell’industria del divertimento. Ne abbiamo parlato con alcuni ragazzi dell’Unione degli studenti (Uds), associazione che sin dall’inizio dell’emergenza Covid si è attivata per risolvere le straordinarie difficoltà degli alunni delle scuole superiori.

«Qui a Monza ad esempio, dove la situazione è stata particolarmente drammatica, è mancato e manca tutt’ora un adeguato servizio di supporto psicologico, di cui tanti ragazzi e ragazze avrebbero assai bisogno», dice a Left Ludovico Di Muzio. «Inoltre – prosegue lo studente – a due settimane dalla prima campanella, ancora non sappiamo se potranno essere garantite lezioni in presenza per tutti». I problemi sono – anche – strutturali. «L’edilizia scolastica qui era messa male già prima della pandemia – aggiunge Di Muzio -. Nell’anno scolastico 2018-2019 si son verificati 16 crolli nelle…

L’inchiesta prosegue su Left del 28 agosto – 3 settembre 2020

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