L’intervento a gamba tesa di Carlo Bonomi contro il governo per i sussidi a disoccupati e a lavoratori è l’occasione per fare il punto sui soldi pubblici incassati dagli industriali italiani. Solo nel 2018 sono stati circa 40 miliardi, contro i 7 del reddito di cittadinanza

«Non vogliamo diventare un Sussidistan» perché «i sussidi non sono per sempre». Non è la prima volta in queste settimane che il presidente di Confindustria Carlo Bonomi trova occasione per attaccare l’operato del governo. E quale migliore occasione di farlo nuovamente dall’assemblea nazionale degli industriali del 29 settembre? Oggetto della critica all’esecutivo Conte questa volta sono state le agevolazioni fiscali ed economiche pensate per il post-lockdown: «Nel decreto di aprile non c’è nulla sull’industria», ha detto il numero uno di Confindustria, ma solo «denaro a pioggia» nella «logica del dividendo elettorale».

È, però, quantomeno curioso che tale giudizio critico arrivi dal palco della confederazione delle industrie e aziende private che, in fatto di sussidi pubblici incassati, non sono seconde a nessuno.

Secondo il database della Commissione europea Ameco solo nel 2019 il nostro Paese ha destinato agli imprenditori circa 20 miliardi tra sussidi, agevolazioni e benefici vari, ma è certamente una cifra sottostimata considerando che in questo caso parliamo solo di grandi produzioni e che ovviamente non è facile calcolare il monte dei fondi tra finanziamenti diretti (soldi spesso dati anche a fondo perduto) e indiretti (dal credito d’imposta agli sgravi contributivi e fiscali). È la stessa Confindustria, d’altronde, ad alzare di molto l’asticella: nell’ultimo dato disponibile (2018) si sono stimati sussidi per…

L’articolo prosegue su Left del 9-15 ottobre 2020

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