Ne abbiamo sentite di tutte. E non solo da adepti della setta complottista QAnon che straparlano di dittatura sanitaria perché il Covid, a loro dire, non esiste. Non solo da esponenti della gerarchia ecclesiastica che dai microfoni di Radio Maria dicono che il Covid è opera del demonio. Ma anche da consulenti di istituzioni pubbliche come l’esperto del governatore Emiliano che in un’audizione in commissione Affari costituzionali alla Camera ha propagandato come rimedio miracoloso per sconfiggere la pandemia un ciondolo magico «progettato in Israele». E colpisce ancor più il fatto gravissimo di un professore di scuola superiore di Jesi che, sfidando l’emergenza sanitaria, ha invitato i suoi studenti a formare un assembramento in centro.
La propaganda negazionista offre apparentemente soluzioni facili per problemi complessi, è criminale ignoranza, è pazza fuga dal rapporto con la realtà. E irresponsabilmente le destre ci speculano. E c’è chi, cinicamente, sfrutta la paura e la fragilità di una popolazione stressata dalla pandemia per fare business. In questa storia di copertina torniamo a fare un serrato lavoro di debunking di molte pericolose bufale propalate anche dai media mainstream. Si va da chi pubblicizza come rimedio anti-Covid la lattoferrina a chi vende vaccini antinfluenzali omeopatici. Parliamo di truffe belle e buone. E se i nostri lettori certamente non ci cascano, essendo colti e informati, è pur vero che in questo momento viviamo nell’incertezza, dovendo convivere con un virus per il quale non c’è ancora una cura e non c’è ancora un vaccino preventivo. Nella valanga di informazioni o pseudo tali che ci inondano ogni giorno non è facile individuare boe sicure di informazione e autorevoli. Per questo occorre una rigorosissima selezione delle fonti, cautela, verifica delle notizie, evitando con ogni cura la scorciatoia del facile entusiasmo o peggio ancora del sensazionalismo. Se è vero che oggi siamo davanti a quello che l’accademico dei lincei Guido Forni definisce un salto di paradigma poiché non c’è più la prospettiva di un solo vaccino ma di decine di vaccini, è altrettanto vero che ancora non sappiamo quando e come saranno a disposizione per la più ampia popolazione.
Per fare chiarezza e tracciare un quadro scientificamente corretto e informato sulle ultimissime novità abbiamo chiesto alla ricercatrice Rossella Franconi un approfondimento. E in attesa di poter avere vaccini e cure efficaci, quali trattamenti sono più utili contro il Covid-19? Si parla molto, per esempio, di una possibile terapia specifica a base di anticorpi monoclonali; viene indicata come fra le più promettenti. In questo caso abbiamo chiesto ad un autorevole farmacologo e divulgatore scientifico come il professor Silvio Garattini che ha passato la vita a fare ricerca e smascherare truffe (come Stamina e la stessa omeopatia). Sulla terapia monoclonale, avverte il professore, non abbiamo ancora i dati per poter giudicare. Si tratta però di una terapia già usata in altri ambiti diffusa di fatti nei soli Paesi più ricchi. E torna la solita cruciale domanda: Una volta provate la validità scientifica di un farmaco, l’efficacia e la sicurezza come garantire che tutti i malati possano avervi accesso? Sul vaccino, come del resto sui trattamenti anti-Covid, c’è un giro di interessi come raramente se ne sono visti nella storia. Come far sì che il brevetto non renda il vaccino fuori dalla portata dei Paesi più poveri? È una questione di giustizia, di diritti, di democrazia, è una questione di umanità. In una parola è la centrale questione politica.
Ormai sappiamo bene che la pandemia colpisce tutti, ma non tutti allo stesso modo. Le disuguaglianze sono diventate voragini durante questi lunghi mesi di emergenza sanitaria. E dal sud del mondo si continua a fuggire per cercare di salvarsi dalla fame, dalla povertà, dalle guerre. Denunciamo da tempo la violenza che colpisce donne e migranti spogliati della propria dignità e dei diritti universali da una politica basata solo sul calcolo, sui numeri, sulla convenienza in base alla quale stabilire il numero di ingressi.
Continua la strage e nulla sta facendo l’Europa per fermarla, come ci ricordano su questo numero le analisi di Stefano Galieni e del deputato europeo Pietro Bartolo. L’11 novembre l’inaccettabile morte di un bambino di sei mesi ha guadagnato le prime pagine come era già accaduto per il piccolo Alan Kurdi, ma “ha fatto notizia” solo per un giorno e su uno sguaiato giornale di destra c’è stato anche chi ha avuto l’ardire di additare le responsabilità della madre...
In quelle stesse ore ci sono stati oltre 90 morti in mare al largo della Libia come ha dichiarato Msf che ha raccolto a Sorman, sulla terraferma libica, le testimonianze di tre donne, «uniche sopravvissute» e in «stato di shock» per aver visto morire le persone amate fra le onde.
Le donne migranti pagano il prezzo più alto, sono loro a subire le peggiori violenze fisiche e psichiche. Il pensiero va a loro pubblicando un ampio speciale in vista della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Il lavoro da fare è ancora tantissimo sul piano concreto di dare assistenza e aiuto ma anche su quello della più ampia battaglia culturale contro la misoginia, contro la negazione e l’annullamento dell’identità delle donne che ancora avvelena la comunicazione dei media, la pubblicità, e perfino le aule di tribunale come denunciano qui la sociologa Flaminia Saccà, l’avvocato Teresa Manente di Differenza Donna, la giudice Melita Cavallo, la psichiatra Ludovica Costantino e l’attivista Lella Palladino di Di.Re. In questo 25 novembre 2020 ci ritroviamo a dover ancora una volta denunciare i passi avanti che non si sono fatti, mentre emergono nuovi agghiaccianti casi di femminicidio e si registra un drammatico aumento delle violenze fra le mura familiari, “favoriti” dal lockdown.
[su_divider style="dotted" divider_color="#d3cfcf"][su_button url="https://left.it/left-n-47-20-novembre-2020/" background="#a39f9f" size="7"]SOMMARIO[/su_button]
[su_divider text=" " style="dotted" divider_color="#d3cfcf"]Ne abbiamo sentite di tutte. E non solo da adepti della setta complottista QAnon che straparlano di dittatura sanitaria perché il Covid, a loro dire, non esiste. Non solo da esponenti della gerarchia ecclesiastica che dai microfoni di Radio Maria dicono che il Covid è opera del demonio. Ma anche da consulenti di istituzioni pubbliche come l’esperto del governatore Emiliano che in un’audizione in commissione Affari costituzionali alla Camera ha propagandato come rimedio miracoloso per sconfiggere la pandemia un ciondolo magico «progettato in Israele». E colpisce ancor più il fatto gravissimo di un professore di scuola superiore di Jesi che, sfidando l’emergenza sanitaria, ha invitato i suoi studenti a formare un assembramento in centro.
La propaganda negazionista offre apparentemente soluzioni facili per problemi complessi, è criminale ignoranza, è pazza fuga dal rapporto con la realtà. E irresponsabilmente le destre ci speculano. E c’è chi, cinicamente, sfrutta la paura e la fragilità di una popolazione stressata dalla pandemia per fare business. In questa storia di copertina torniamo a fare un serrato lavoro di debunking di molte pericolose bufale propalate anche dai media mainstream. Si va da chi pubblicizza come rimedio anti-Covid la lattoferrina a chi vende vaccini antinfluenzali omeopatici. Parliamo di truffe belle e buone. E se i nostri lettori certamente non ci cascano, essendo colti e informati, è pur vero che in questo momento viviamo nell’incertezza, dovendo convivere con un virus per il quale non c’è ancora una cura e non c’è ancora un vaccino preventivo. Nella valanga di informazioni o pseudo tali che ci inondano ogni giorno non è facile individuare boe sicure di informazione e autorevoli. Per questo occorre una rigorosissima selezione delle fonti, cautela, verifica delle notizie, evitando con ogni cura la scorciatoia del facile entusiasmo o peggio ancora del sensazionalismo. Se è vero che oggi siamo davanti a quello che l’accademico dei lincei Guido Forni definisce un salto di paradigma poiché non c’è più la prospettiva di un solo vaccino ma di decine di vaccini, è altrettanto vero che ancora non sappiamo quando e come saranno a disposizione per la più ampia popolazione.
Per fare chiarezza e tracciare un quadro scientificamente corretto e informato sulle ultimissime novità abbiamo chiesto alla ricercatrice Rossella Franconi un approfondimento. E in attesa di poter avere vaccini e cure efficaci, quali trattamenti sono più utili contro il Covid-19? Si parla molto, per esempio, di una possibile terapia specifica a base di anticorpi monoclonali; viene indicata come fra le più promettenti. In questo caso abbiamo chiesto ad un autorevole farmacologo e divulgatore scientifico come il professor Silvio Garattini che ha passato la vita a fare ricerca e smascherare truffe (come Stamina e la stessa omeopatia). Sulla terapia monoclonale, avverte il professore, non abbiamo ancora i dati per poter giudicare. Si tratta però di una terapia già usata in altri ambiti diffusa di fatti nei soli Paesi più ricchi. E torna la solita cruciale domanda: Una volta provate la validità scientifica di un farmaco, l’efficacia e la sicurezza come garantire che tutti i malati possano avervi accesso? Sul vaccino, come del resto sui trattamenti anti-Covid, c’è un giro di interessi come raramente se ne sono visti nella storia. Come far sì che il brevetto non renda il vaccino fuori dalla portata dei Paesi più poveri? È una questione di giustizia, di diritti, di democrazia, è una questione di umanità. In una parola è la centrale questione politica.
Ormai sappiamo bene che la pandemia colpisce tutti, ma non tutti allo stesso modo. Le disuguaglianze sono diventate voragini durante questi lunghi mesi di emergenza sanitaria. E dal sud del mondo si continua a fuggire per cercare di salvarsi dalla fame, dalla povertà, dalle guerre. Denunciamo da tempo la violenza che colpisce donne e migranti spogliati della propria dignità e dei diritti universali da una politica basata solo sul calcolo, sui numeri, sulla convenienza in base alla quale stabilire il numero di ingressi.
Continua la strage e nulla sta facendo l’Europa per fermarla, come ci ricordano su questo numero le analisi di Stefano Galieni e del deputato europeo Pietro Bartolo. L’11 novembre l’inaccettabile morte di un bambino di sei mesi ha guadagnato le prime pagine come era già accaduto per il piccolo Alan Kurdi, ma “ha fatto notizia” solo per un giorno e su uno sguaiato giornale di destra c’è stato anche chi ha avuto l’ardire di additare le responsabilità della madre…
In quelle stesse ore ci sono stati oltre 90 morti in mare al largo della Libia come ha dichiarato Msf che ha raccolto a Sorman, sulla terraferma libica, le testimonianze di tre donne, «uniche sopravvissute» e in «stato di shock» per aver visto morire le persone amate fra le onde.
Le donne migranti pagano il prezzo più alto, sono loro a subire le peggiori violenze fisiche e psichiche. Il pensiero va a loro pubblicando un ampio speciale in vista della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Il lavoro da fare è ancora tantissimo sul piano concreto di dare assistenza e aiuto ma anche su quello della più ampia battaglia culturale contro la misoginia, contro la negazione e l’annullamento dell’identità delle donne che ancora avvelena la comunicazione dei media, la pubblicità, e perfino le aule di tribunale come denunciano qui la sociologa Flaminia Saccà, l’avvocato Teresa Manente di Differenza Donna, la giudice Melita Cavallo, la psichiatra Ludovica Costantino e l’attivista Lella Palladino di Di.Re. In questo 25 novembre 2020 ci ritroviamo a dover ancora una volta denunciare i passi avanti che non si sono fatti, mentre emergono nuovi agghiaccianti casi di femminicidio e si registra un drammatico aumento delle violenze fra le mura familiari, “favoriti” dal lockdown.
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