La sinergia nata da alcune associazioni romane permette di fornire computer agli studenti delle fasce sociali più deboli durante l'emergenza. Un esempio di mutualismo contro la dispersione scolastica in tempi di didattica a distanza

Su Left del  13 novembre si è ampiamente trattato il tema della scuola e le problematiche emerse, in questa fase di emergenza, dalla didattica a distanza (Dad). La Dad, ora diventata Ddi (didattica digitale integrata) ha ulteriormente esacerbato le disuguaglianze socio-economiche e provocato un aumento della dispersione scolastica. A pagarne le conseguenze sono i più giovani e, particolarmente, quelli appartenenti alle fasce sociali meno abbienti e i minori più vulnerabili.

Come è evidente a tutti, la scuola non solo non è stata una priorità durante la cosiddetta prima fase dell’emergenza sanitaria, nella quale docenti, studenti e famiglie si sono attrezzati al meglio per permettere un minimo di continuità didattica, ma non ha avuto, neanche durante i mesi estivi, una adeguata attenzione in termini di risorse e di strumenti da parte del governo, di modo da consentire alla comunità scolastica di affrontare l’avvio del nuovo anno scolastico. Ancora oggi, il valore dell’istruzione, l’importanza della scuola come luogo (fisico) di crescita collettiva e di inclusione, paiono del tutto secondari. Questo stato di cose ha prolungato il sentimento di abbandono, la solitudine del mondo scolastico, aumentando il divario sociale tra famiglie, tra studentesse e studenti. Insomma, se tutto il mondo della scuola sta cercando di superare, settimana dopo settimana, le difficoltà prodotte dalla crisi epidemiologica, pensiamo a quanto sia ancora più duro e insopportabile questa situazione per i nuclei familiari ulteriormente colpiti dalla crisi economica, ai migranti, alle ragazze e ai ragazzi che necessitano di sostegno.
Per questi motivi si sono moltiplicate le iniziative di solidarietà da parte di cittadine e cittadini che hanno deciso di organizzarsi per tentare, per quanto possibile, di riempire i vuoti lasciati dalle istituzioni.

A Roma, ad esempio, alla fine del primo lockdown, è nata “Rimuovendo gli ostacoli”, un’associazione di promozione sociale che ha come obiettivo quello di supportare le famiglie in difficoltà nell’ambito dei bisogni educativi-scolastici. Dal nome si comprende subito che i soci fondatori si sono ispirati all’enunciato contenuto nell’articolo 3 della Costituzione, secondo cui «è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese».
Nel concreto «la fonte di ispirazione – mi dice il presidente di Rimuovendo gli ostacoli, Giampiero Obiso – è stata il Detroit water project, un’iniziativa messa in campo da alcuni attivisti statunitensi, che permette di incrociare la solidarietà tra coloro che non possono permettersi di pagare le bollette dell’acqua e chi è disposto a fare delle donazioni in modo che queste bollette vengano pagate. In questo modo, le fasce meno abbienti continuano ad avere accesso all’acqua, che dovrebbe essere considerato un bene pubblico, di tutti, in una città come Detroit, una volta il cuore della produzione dell’auto in Usa, in cui delle vecchie fabbriche è rimasto solo il disastro ambientale ed economico, e in cui le differenze in termini di aspettativa di vita tra quartieri ricchi e poveri sono di quindici anni».

L’associazione romana ha creato, sulla falsariga del progetto di Detroit, un portale web con l’obiettivo di raccogliere fondi da destinare all’acquisto di dispositivi tecnologici o di connessioni internet, così come donazioni di vero e proprio materiale inutilizzato, ma funzionante. Questa è solo un piccola parte del progetto dei volontari e delle volontarie di Rimuovendo gli ostacoli: infatti, queste risorse vengono poi messe a disposizione di un circuito mutualistico che va oltre la singola associazione. «Facciamo mutualismo per chi fa mutualismo», commenta Andrea Serra, vice presidente dell’associazione, «vogliamo stare accanto alle tante associazioni che nei territori già svolgono un ottimo lavoro».

È per questo che Rimuovendo gli ostacoli è entrata a far parte della Rete dei Numeri Pari che già unisce centinaia di realtà sociali accomunate dall’obiettivo di garantire diritti sociali e dignità a quei milioni di persone a cui sono stati negati e ha avviato una collaborazione con due realtà che già operano nel territorio romano, quali Nonna Roma e Informatici Senza Frontiere. Con loro hanno dato vita al Device4All, un progetto di contrasto alla disuguaglianza educativa, per permettere a tutti gli studenti di esercitare il loro diritto allo studio e alla formazione. Serra ci spiega come funziona questo progetto: «come è a tutti evidente, in questa fase di emergenza, le fasce più vulnerabili hanno avuto, e continuano ad avere, molte difficoltà a seguire la didattica a distanza. Per questo ci siamo posti l’obiettivo di sostenere questo bisogno: noi di Rimuovendo gli ostacoli recuperiamo i dispositivi elettronici, nuovi o usati; li consegnamo a Informatici Senza Frontiere che procede alla pulizia dei dati dei PC usati e/o all’installazione dei software; infine, insieme a Nonna Roma, individuiamo i beneficiari e alla donazione».

Questa sinergia è fondamentale per rendere tutto questo processo fluido. Per ora, i volontari di Rimuovendo gli ostacoli hanno già raccolto una ventina di dispositivi elettronici e, grazie al lavoro congiunto con Informatici Senza Frontiere e Nonna Roma, si sono consegnati già i primi Pc.
L’altro progetto avviato, questa volta in collaborazione con Asinitas, una onlus che lavora a Roma e svolge attività educative e di promozione sociale con uomini e donne migranti, richiedenti asilo e rifugiati, punta a sostenere la scuola in presenza di Asinitas raccogliendo fondi da destinare alle spese di trasporto di quei ragazzi, ospiti di centri di accoglienza, che frequentano corsi di Italiano.

Questi due progetti sono l’avvio di un percorso di solidarietà concreto. In un paese democratico non ci si può permettere che a pagare le conseguenze dell’inefficienza politica siano le nuove generazioni. Perchè togliere il futuro ai giovani significa togliere il futuro al Paese. E allora, in questa fase emergenziale, che ha ulteriormente messo a nudo le disuguaglianze e i divari socio-economici, è fondamentale sostenere queste realtà mutualistiche che tentano di riempire un vuoto lasciato dalla politica.

Per approfondire leggi Left del 13-19 novembre 2020

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