Due anni d'inferno, vittima del traffico di esseri umani. È quanto il giornalista fuggito dalla Guinea per motivi politici, racconta nel libro “Schiavi delle milizie”. «I trattati con la Libia rendono l'Ue complice della violazione dei diritti umani», dice

Il libro Schiavi delle milizie è la storia di un uomo, Alpha Kaba, catturato da trafficanti di esseri umani in Libia mentre, perseguitato per motivi politici, fuggiva dal suo Paese, la Guinea. Per due anni Kaba, che in patria lavorava come giornalista, è stato gettato nell’inferno di un sistema perfettamente organizzato, il commercio di schiavi. Una realtà che esiste da anni, ma che non è stata mai condannata. Il traffico di umani serve all’economia libica e si svolge già da tempo sotto gli occhi complici dell’Europa. Il 23 settembre scorso, infatti l’Europa ha firmato un nuovo Patto sull’immigrazione che si basa su una ancora più stretta cooperazione con Paesi esterni all’Ue come la Libia. Di fronte all’indifferenza generale, Alpha Kaba ha scelto di trasformare la sua testimonianza in un racconto. Con delle parole semplici, dipinge un mondo di estrema violenza, basato sul razzismo, che gli ha tolto la sua libertà e la sua umanità.

Lei testimonia l’inferno che ha vissuto in un documentario e nel libro Schiavi delle milizie edito da Quarup. Perché le è sembrato necessario raccontare la sua storia ?

Testimoniare è innanzitutto un dovere per me. Fare la scelta di non testimoniare e interpellare il mondo, gli Stati e i dirigenti politici, i governi e le istituzioni, mi renderebbe complice dei crimini che sono commessi in Libia. Testimonio per i miei fratelli e sorelle che sono stati vittime di razzismo e di schiavitù adesso mentre siamo nel ventunesimo secolo. Testimonio per i miei fratelli e sorelle che sono stati ammazzati nel deserto, nelle carceri, nei campi di schiavitù in Libia. Testimonio per coloro che sono morti nel Mediterraneo. Infatti, testimoniare mi libera e mi dà forza. Fino a che non ci saranno più schiavi in Libia e nel mondo, testimonierò. Ma è difficilissimo per me tornare su tutto questo che ho vissuto, lo faccio per una buona causa e spero che la mia storia sarà ascoltata da persone che hanno la volontà di cambiare le cose.

Lei può spiegare perché l’Unione europea è tra i primi complici del traffico di esseri umani organizzato in Libia ?

La Libia è un Paese instabile, in cui non c’è né Stato, né governo. Ci sono solo le milizie e il traffico di esseri umani. Il semplice fatto che l’Ue abbia scelto di firmare dei contratti con il cosiddetto Stato libico, che in realtà è solo virtuale, la rende complice. L’Ue fornisce alle autorità libiche (le stesse che appoggiano le milizie) delle imbarcazioni, le chiede di intercettare i migranti in Mediterraneo ed impedirgli di raggiungere le coste europee. Secondo me, questi trattati sono la peggiore decisione che l’Ue abbia preso nella crisi migratoria. La storia si ricorderà che gli Stati europei sono stati non solo complici del traffico umano ma soprattutto di un crimine contro l’umanità.

Mentre l’inferno libico è alle sue spalle, al suo arrivo in Europa lei ha dovuto far fronte alla solitudine, alla miseria e al sistema burocratico. Spiega che deve dipendere allora «dalla buona volontà di uomini seduti dietro a una scrivania». Il sistema di accoglienza dei profughi in Europa è disumanizzante? Funziona in spregio dei diritti umani?

È difficilissimo per una persona, per esempio un giovane africano, appena arrivato in Europa, scoprire e capire come fare gli interventi necessari al livello amministrativo, e conoscere le leggi dell’Ue sull’immigrazione. Per me, è stato l’inizio di un’altra battaglia. Personalmente, penso che ci sia una carenza di comunicazione, di organizzazione e soprattutto di volontà politica sull’accoglienza dei migranti. Comunque mi rendo conto ogni volta che alcuni governi, associazioni e Ong, forniscono degli sforzi enormi per agevolare l’accoglienza dei migranti. Li ringrazio, ma anche li invito a raddoppiare gli sforzi per il benessere dei migranti. Allo stesso tempo, invito tutte le persone, che pensano che il migrante sia un fardello, un criminale o un ladro venuto qua per trovare dei soldi e mandarli in Africa, ad aprire il loro cuore e le loro porte ai migranti. Le invito a non ascoltare i discorsi dei politici e di fare attenzione a quello che dice la gente. Il migrante è una brava persona, piena di amore e di vita. Mettetevi nei panni del migrante. Richiamo alla solidarietà e all’umanesimo.

Nel suo libro, lei racconta: «Solo una cosa avevamo in comune: eravamo tutti negri», parlando di tutti coloro catturati dalle milizie libiche. Il commercio degli schiavi di cui lei è stato vittima si basa sullo stesso razzismo di quello di chi ha giustificato durante secoli la tratta degli schiavi africani ?

La storia della colonizzazione e della tratta negriera l’ho conosciuta alla scuola media. E pensavo che quell’epoca fosse dei tempi passati e ormai alle nostre spalle. Sono stato molto sorpreso di sapere che nel ventunesimo secolo e a qualche chilometro dalle coste europee, vicinissimo all’Italia, esiste ancora la schiavitù. La schiavitù di cui sono stato vittima è quella del disprezzo e della barbarie contro i neri. È un commercio pianificato e organizzato da gruppi criminali senza cuore che continuano ad imperversare in Libia. Torture e atti di violenza sessuale contro le donne sono ad esempio quello che si svolge in Libia.

Lei descrive un sistema in cui ci sono dei padroni e degli schiavi, ma sembra che non ci sia più spazio per l’essere umano. Come ha fatto a preservare la sua umanità in questo universo di violenza estrema?

In Libia, tutto esiste tranne la speranza. Tuttavia, sono riuscito a non perdere la speranza. Ho trasformato l’umiliazione dell’uomo nero in un’arma per superare tutte le difficoltà, per essere, ogni giorno che trascorre, sempre più forte. Il coraggio, la speranza di rivedere la mia famiglia e soprattutto i miei coetanei, o voglio dire i miei fratelli schiavi, sono stati la mia forza.