Negli anni 70-80 l’Organizzazione mondiale della sanità si era affermata come la coscienza globale per la salute. Poi la svolta liberista l’ha resa dipendente da imprese e fondazioni. È la tesi di Nicoletta Dentico ed Eduardo Missoni nel loro ultimo saggio, che aiuta a comprendere anche come si è generato il ritardo colossale della vaccinazione anti-covid nei Paesi poveri e in via di sviluppo

C’è filantropia e filantropia. Nel 1952 il vaccino anti-polio, sviluppato da Jonas Salk, fornì la prima speranza di salvare i bambini in assenza di una cura. Lo scienziato non volle brevettarlo, perché “il vaccino apparteneva alla gente” e fare valere i diritti di proprietà intellettuale sarebbe stato come «brevettare il sole». Nel 1960, un secondo tipo di vaccino, sviluppato da Albert Sabin, accelerò la battaglia contro la malattia. Anche Sabin decise di non brevettare: «Tanti insistevano, ma non ho voluto. È il mio regalo a tutti i bambini del mondo».

Ce lo ricordano Nicoletta Dentico ed Eduardo Missoni, nel loro Geopolitica della salute. Covid-19, Oms e la sfida pandemica (Rubbettino Editore) da pochi giorni in libreria. Questo libro segue, nel giro di pochi mesi, l’altro di Dentico, Ricchi e buoni? Le trame oscure del filantrocapitalismo (Emi 2020), già segnalato da Left (v. il numero dell’11 dicembre 2020) in margine ad una intervista all’autrice e al quale mi sono anch’io riferito in un precedente intervento (v. Left dell’11 febbraio 2021).

In Ricchi e buoni? si narrava, in relazione alla salute globale, della presa di possesso da parte del capitalismo di un territorio, quello dei beni pubblici, tradizionalmente considerato di necessaria pertinenza dell’azione collettiva, vale a dire dell’intervento pubblico, governato dalla politica, che si sostituisce al mercato. E si descriveva come il cavallo di Troia per l’ingresso nel dominio dei beni pubblici sia stata la filantropia, non nel suo significato etimologico, come quella di Salk e di Sabin, ma come storicamente intesa, quella dei magnati della grande tradizione americana, da Carnegie a Gates e Buffet, passando per Rockefeller e Clinton. Una filantropia che, nella sua ultima fase, a partire dagli anni 90 del secolo scorso, sta portando il capitalismo al dominio globale: oltre il mercato, oltre ogni confine, potenzialmente su ogni manifestazione del vivere umano.                  

Ora, in Geopolitica della salute, più specificamente si guarda, con la straordinaria competenza che i due autori hanno maturato sul campo, ad una cittadella del sistema del multilateralismo uscito dalla Seconda guerra mondiale, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), presa d’assalto dal filantrocapitalismo.

La storia dell’Oms, nata il 7 aprile 1948 (ma nel volume si ricostruisce anche il lungo percorso antecedente, a partire dai primissimi antefatti, come la conferenza di Parigi del 1851) ben rappresenta una…


L’articolo prosegue su Left del 12-18 marzo 2021

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