In ottica green il Pnrr presenta alcuni aspetti positivi, come l’inserimento delle smart grid e delle comunità energetiche. Ma nel complesso non affronta le vere sfide della transizione ecologica. Sembra che nel governo il verde della Lega abbia ormai offuscato quello ecologista

Il governo Draghi, dal giorno del suo insediamento, si è definito il governo più ambientalista di sempre. La stesura del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) era quindi attesa da molti come il banco di prova per le credenziali verdi dell’esecutivo. L’esito? Tutte le associazioni ambientaliste del nostro Paese lo hanno definito decisamente insufficiente. Infatti la spesa per la “Rivoluzione verde e transizione ecologica” viene drasticamente ridotta dai quasi 70 miliardi inizialmente annunciati a meno di 60. Verrebbe da credere che nel governo ormai il verde della Lega abbia offuscato quello ecologista.

Sebbene alcuni aspetti positivi ci siano – come l’inserimento delle smart grid e delle comunità energetiche – nel complesso il Pnrr risulta miope alle vere sfide della transizione ecologica. In primis, manca una strategia sulle fonti energetiche rinnovabili: la nuova capacità rinnovabile prevista (ossia 4200MW) equivale solamente a quella necessaria per coprire meno di un anno di crescita per rimanere in linea con gli obiettivi europei. Nel Pnrr manca inoltre lo snellimento degli iter autorizzativi che dovrebbero porre fine all’assurdità per cui ancora oggi chi vuole investire in energie rinnovabili si scontra con lungaggini e ostacoli che spesso scoraggiano l’investimento.

Il portato di tale ipertrofia burocratica è che negli ultimi 9 anni in Italia si è registrato un calo dell’80% dell’installato. Inoltre il Pnrr presenta l’anomalia di uno sviluppo sbilanciato a favore del biometano e dei biocombustibili che assorbono il 30% delle risorse per le rinnovabili.

Il governo Draghi punta invece sull’idrogeno, una tecnologia sicuramente interessante ma non…

* Gli autori: Rossella Muroni è deputata iscritta al gruppo misto ed ex presidente nazionale di Legambiente. Insieme a Lorenzo Fioramonti ha fondato alla Camera il gruppo Facciamo Eco-Componenti Verdi. Fioramonti è stato ministro dell’Istruzione, dell’università e della ricerca dal 4 settembre 2019 al 30 dicembre 2019 nel II governo Conte. Riccardo Mastini è ricercatore in Ecologia politica presso l’Universitat autònoma de Barcelona.


L’intervista prosegue su Left del 7-13 maggio 2021

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