Pechino modifica la politica di controllo delle nascite e aumenta da due a tre il limite massimo di figli per nucleo familiare. Lo scopo è contrastare il calo demografico, dopo oltre quarant’anni di strategia del figlio unico. Ma gran parte dei giovani cinesi non ha i mezzi né l’intenzione di mettere su famiglia

Durante l’ultimo incontro dell’Ufficio politico del Partito comunista cinese, Xi Jinping ha annunciato una nuova riforma della politica sul controllo delle nascite che permetterà alle famiglie cinesi di avere fino a tre figli, superando la strategia messa in atto a partire dal 2016 che prevedeva un massimo di due nascituri per famiglia. Tale decisione, che risale al 31 maggio, mira a contrastare il picco minimo di 12 milioni di nascite registrato nel 2021 dal settimo censimento generale del popolo cinese, il più basso dal 1960, causato principalmente dagli oltre quarant’anni di politica del figlio unico.

Il Pcc parla di controllo delle nascite sin dai primi anni del suo dominio. Con un tasso d’incremento naturale della popolazione del 20% già nel 1949, nel periodo dal 1953 alla fine degli anni 60 la Cina passò da 600 milioni di abitanti a 800 milioni. Il demografo Ma Yinchu fu il primo a proporre una politica di controllo delle nascite proprio in occasione del primo censimento generale tenuto nel 1953 ma, nonostante il largo appoggio riscosso all’interno del Partito, non riuscì a ottenere il favore di Mao. Nei vent’anni successivi al primo censimento divenne via via più evidente per la leadership cinese che misure per il controllo della popolazione dovevano essere prese. Si tentò prima con l’educazione delle coppie, la diffusione di contraccettivi e l’aborto legalizzato. Nacquero poi, negli anni 70, slogan come “tardi, distanti, pochi”, con cui il popolo veniva invitato a sposarsi tardi e fare due figli, a distanza di anni l’uno dall’altro. Tali mezzi non riuscirono ad arginare la crescita della popolazione, che già nel 1976, anno della morte di Mao, era pericolosamente vicina al miliardo di abitanti. Si arrivò così nel 1979 al lancio della politica del figlio unico, con Deng Xiaoping, che nell’arco di tre anni venne inserita anche nella Costituzione del 1982.

Nei trent’anni di politica del figlio unico, la popolazione cinese è cresciuta di circa 300 milioni di individui e la struttura del nucleo familiare si è solidificata attorno a un modello “triangolare”, che ha giocato un ruolo fondamentale nella trasformazione sociale ed economica della Cina. Ma se da un lato la politica del figlio unico ha creato il terreno per una serie di barbarie contro i diritti fondamentali dell’uomo, come l’aborto e la sterilizzazione forzati, fino all’infanticidio (fatti ben esposti ad esempio in China’s longest campaign: birth planning in the People’s Republic, 1949-2005 edito da Cornell university press, nda), dall’altro ha posto le basi per…


L’articolo prosegue su Left dell’11-17 giugno 2021

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