Trame, manovre occulte, omicidi, stragi, depistaggi. Ancora non c’è una storia politica della Prima Repubblica che indaghi il problema del potere segreto. Sandra Bonsanti e Stefania Limiti affrontano questa sfida in “Colpevoli”, il loro nuovo libro

Serve ancora un libro sulla P2? Non sono sufficienti quelli che sono stati pubblicati sinora? La domanda potrebbe avere una sua legittimità se a porla è chi è convinto che in fondo quello della P2 sia stato uno spiacevole incidente o una deviazione dell’ordinario corso politico, oppure poco più che l’incontro di un gruppo di personaggi che si erano iscritti alla loggia massonica di Licio Gelli perché avevano bisogno di ottenere appoggi, sostegni, vantaggi per carriere personali; tutto sommato una brigata di arrivisti, di arrampicatori, di uomini in cerca di una collocazione migliore. Una visione molto lontana dalla realtà.
Il libro di Sandra Bonsanti scritto con Stefania Limiti, Colpevoli, pubblicato da Chiarelettere, dà una risposta netta: sì, serve ancora scrivere sulla P2. Eccome se serve! Le ragioni sono tante, a cominciare da quella di fare memoria e ricostruire quello che è accaduto nel nostro Paese che ancora non si conosce fino in fondo.

E poi c’è un’altra ragione di stringente attualità: c’è un nome che compare nel libro più volte e che le cronache quotidiane indicano come il possibile, prossimo, addirittura auspicato presidente della Repubblica. Mi riferisco a Silvio Berlusconi, uno dei tesserati della P2, l’uomo che ad Arcore ebbe come suo dipendente lo stalliere Mangano e nell’amico Marcello Dell’Utri l’individuo che fu determinante nella nascita e nella costruzione di Forza Italia. E allora è bene che tutti sappiano in quale contesto è cresciuto un simile personaggio e con quali uomini ha avuto a che fare.

Scrive Sandra Bonsanti: «Manca ancora una storia politica della Prima Repubblica che affronti anche il problema del potere segreto, non soltanto le cronache dei congressi della Dc, del Psi o del Pci. E le responsabilità dei vari personaggi di primo piano». È vero. Un libro che abbia queste caratteristiche non è stato scritto. E la mancanza si sente. È difficile scrivere un libro del genere perché a volte le fonti difettano o sono state occultate o distrutte o perché è ancora materia altamente pericolosa perché alcuni soggetti implicati in vicende non commendevoli, per usare un eufemismo, sono ancora in vita e capaci di reagire.
Per queste ragioni, tra altre, il libro di Bonsanti e di Limiti rappresenta un buon tassello per il dopo, uno stimolo, spero, per scrivere il libro che manca. Non inganni il titolo, Colpevoli. I colpevoli che popolano il volume non lo sono in virtù di una sentenza della magistratura, ma per ragioni ben più profonde che si comprendono chiaramente via via che le pagine scorrono una dopo l’altra in un racconto fluido e molto ben scritto che ti intriga sin dall’inizio. Sono pagine inquietanti perché ci mostrano il vero volto di…


L’articolo prosegue su Left del 23-29 luglio 2021

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