Perché sia atto medico si deve saper distinguere tra malattia organica incurabile e patologia mentale curabile

Oltre 500mila firme, raccolte in poche settimane estive, si moltiplicano giorno dopo giorno, insieme al numero dei giovani e giovanissimi attivisti coinvolti in questa campagna. È un numero sufficiente perché la Corte di Cassazione possa indurre il referendum per rendere legale l’eutanasia, ma la corsa continua. Si cerca di raggiungerne 750mila. L’Associazione Luca Coscioni si batte da anni per la libertà individuale e per i diritti del malato ed ha istituito una piattaforma online, che per la prima volta nella storia può consentire la raccolta. Oggi più che mai sembra esserci un movimento che porta avanti una lotta per il diritto all’eutanasia legale, che è diritto ad una vita (e un fine vita) dignitosa.

Se tanti giovani sono accorsi, sembra sia urgente riflettere su questo tema. La definizione del fine vita presuppone la conoscenza della vita umana, del suo inizio alla nascita e della sua fine alla morte. In medicina la vita e la morte hanno confini definiti, in contrasto con posizioni non scientifiche, come quelle religiose, spirituali o filosofiche, rispettabili ma chiuse alla scienza e non disposte ad una riflessione oltre una convinzione apriori, dettata da un credere e non da un vedere e pensare.

La vita umana è legata all’attività cerebrale e non al battito cardiaco, così come definito nel 1968 dal protocollo di Harvard. Senza attività cerebrale viene certificata dal medico la morte. D’altro canto, l’attività cerebrale è caratterizzata dalla reazione agli stimoli esterni alla nascita. La reazione è mentale e fisica, comprende gli affetti, le emozioni, la fantasia, che si esprimono attraverso il linguaggio di tutto il corpo, attraverso le parole, lo sguardo, i gesti, le azioni, la creatività. Essere umani è essere in rapporto con gli altri. Ciascuno sviluppa la propria identità a partire dalla nascita e dal primo anno di vita. L’essere umano è alla ricerca della realizzazione della propria identità e non del principio del piacere, sosteneva lo psichiatra Fagioli, in opposizione a Freud, e teorizzava la reazione alla luce alla nascita come inizio dell’attività cerebrale e mentale, pulsione di annullamento verso il mondo inanimato e vitalità che spinge alla ricerca del primo rapporto umano.

Il diritto alla libertà di movimento, di pensiero, di espressione, di coscienza è parte della dichiarazione dei diritti umani: diritti inalienabili. Ciascuno di noi ha l’esigenza di cercare e di essere sé stesso. La vita umana ha delle caratteristiche ben precise. A causa di condizioni morbose incurabili, la vita può essere seriamente compromessa ed…

*-* l’autrice: Daniela Polese è psichiatra e psicoterapeuta 


L’articolo prosegue su Left del 27 agosto – 2 settembre 2021

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