Renzi aveva preannunciato un referendum contro il reddito di cittadinanza. Salvini aveva dichiarato di voler cancellare il sussidio. Le cose, però, stanno andando diversamente. Certi leader politici hanno proprio le gambe corte

Poi accade così, improvvisamente arrivano le scadenze, passano le settimane e passano i mesi e alla fine il re si mostra nudo, non accade ciò che era stato minacciato e promesso e si sbriciola tutta la retorica inutile che ha invaso le prime pagine dei giornali. Siamo al 24 settembre e Matteo Renzi ha a disposizione sei giorni per raccogliere 500mila firme per il referendum per l’abolizione del reddito di cittadinanza, la sua “grande mossa politica” che ha concimato per settimane come campagna pubblicitaria del suo libro (come sempre Renzi usa la realtà per promuovere libri, mica il contrario). L’aveva promesso come atto più alto della sua brillante carriera politica (del resto si sa, Matteo va forte coi referendum) e il senatore fiorentino con un grande passato di fronte a sé ci aveva detto che sarebbe stato un grande movimento di popolo. Il popolo però non si è visto e la raccolta delle firme non è nemmeno iniziata: le uniche firme sono quelle delle dediche sulla sua ultima opera letteraria.

E pensare che da quelle parti c’è perfino qualcuno che ritiene “troppo facile” raccogliere firme in modalità digitale per promuovere il referendum: non sarebbe stato quindi “facilissimo” smantellare il reddito di cittadinanza se davvero nel meraviglioso mondo dei due Mattei tutti sono (come dicono) contro il reddito di cittadinanza?

In realtà è accaduto qualcosa (anche qualcosa in più) che in questi mesi ha smascherato i nostri eroi Renzi e Salvini. Il 28 agosto Salvini da Pinzolo annunciava che «in manovra economica l’emendamento per farlo lo metto io, avrà la mia prima firma. Dobbiamo assolutamente cancellare il reddito di cittadinanza». Il 2 settembre in esclusiva al Tg4 (sempre a proposito di indizi) Renzi annunciava il quesito del suo referendum. E poi? E poi niente. Anche per il reddito di cittadinanza nella Lega Salvini si è ritrovato in minoranza con il suo ministro per lo sviluppo economico Giancarlo Giorgetti che ha sempre chiarito che il reddito di cittadinanza non andasse abolito ma modificato. Così il leader della Lega (anche su questo) ha potuto solo ammorbidirsi sulla linea filogovernativa cominciando a parlare di emendamenti e di modifiche. Intanto, ad inizio settembre, si è capito che l’indirizzo del governo era quello di non eliminare il reddito di cittadinanza, ma di pensare piuttosto a modifiche e cambiamenti (d’altronde già il 6 agosto scorso Draghi aveva detto di «condividere in pieno» il «concetto alla base del reddito di cittadinanza»). Così magicamente Renzi riesce l’8 settembre a L’Aria che tira su La7 a dire: «Aver permesso di aprire la discussione sul reddito di cittadinanza ha portato al fatto che Draghi lo cambierà». Ovviamente è falso anche questo: il comitato del governo allo studio delle modifiche è attivo già da marzo. Anche qui siamo al solito Renzi che vorrebbe prendersi il merito che domattina sorga il sole.

Il 20 settembre è a un passo. Renzi aveva promosso il referendum per il prossimo anno ma se dovesse partire la raccolta firme nei prossimi mesi, sarebbe comunque impossibile votare prima del 2025, perché la legislatura scade a marzo 2023 e nell’anno precedente e nei sei mesi successivi non è possibile per legge depositare una richiesta di referendum.

Come hanno le gambe corte certi leader politici, eh?

Buon venerdì.

 

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.