Una Commissione parlamentare di inchiesta ha accertato che in Calabria ampi settori del sistema di accoglienza risultano infiltrati dalle mafie. Ma non è mai stata avviata una bonifica del sistema. Anzi, si è criminalizzato chi ha “inventato” un’alternativa

Un confronto sugli obblighi di soccorso in mare sanciti dal diritto internazionale e dall’ordinamento italiano, ma anche un’occasione di rinnovato impegno sul fronte della difesa dei diritti fondamentali della persona riconosciuti dalla Costituzione. Questo è stato il convegno “Un mare di vergogna” promosso da Magistratura democratica in collaborazione con l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione a Reggio Calabria l’1 ed il 2 ottobre. A partecipare, un fronte solidale comune che vede impegnati, con differenti ruoli, magistrati, avvocati, giornalisti, associazioni non governative, cittadini.

Il convegno si è svolto mentre nel Mediterraneo si continuava a morire, nell’indifferenza generale, in una fase caratterizzata da una riconferma degli accordi con i libici, anche a fronte della contiguità  di diversi settori della Guardia costiera libica con organizzazioni criminali e della scomparsa, confermata dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni e da Amnesty international, della maggior parte dei migranti intercettati in acque internazionali e riportati in Libia, scomparsa dietro cui si cela la restituzione di migliaia di persone a trafficanti senza scrupoli che ne abuseranno e che li utilizzeranno per ulteriori estorsioni. È questo un mare di vergogna.

Negli stessi…


L’articolo prosegue su Left dell’8-14 ottobre 2021

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