Dopo il fallimento di un anno fa, India e Sudafrica ripropongono al Wto la sospensione temporanea dei brevetti sui vaccini anti-covid per accelerare la produzione e immunizzare quella metà del mondo ancora senza una dose. La partita decisiva inizia il 30 novembre

“No vax”, ma non per scelta. Ad oggi, circa il 47% della popolazione mondiale non ha ancora ricevuto nemmeno una dose di vaccino anti-covid. Una percentuale che sale al 95% se si considerano solamente i cittadini dei Paesi a basso reddito. A fronte di una residuale quota di contrari alla vaccinazione, la pressoché totalità di queste persone non si è ancora immunizzata semplicemente perché non ha ancora avuto la possibilità di farlo. Mentre in Italia vengono somministrate le terze dosi, infatti, ci sono zone del mondo in cui anche ricevere la prima – a quasi due anni da inizio pandemia e a un anno dall’approvazione dei primi vaccini – è un miraggio. Una circostanza inquietante da due punti di vista: primo, miliardi di persone risultano ancora totalmente scoperte rispetto al virus; secondo, ciò significa che il patogeno in alcune zone del mondo è ancora libero di circolare pressoché indisturbato e questo ci espone ad un maggior rischio di nuove mutazioni del virus in grado di “bucare”, per così dire, la protezione dei vaccini al momento in uso.

In teoria però, per accelerare la produzione di fiale, una soluzione ci sarebbe: la sospensione temporanea dei brevetti. India e Sudafrica, insieme ad altri cento Paesi, l’avevano chiesta già nell’ottobre 2020, presentando una proposta all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto). Dopo un primo no, e dopo un anno di attesa, siamo ora arrivati alla “battaglia finale” sui brevetti il cui esito segnerà le sorti dell’emergenza sanitaria globale. Si tratta di una sfida complicata, ma alcuni segnali lasciano ben sperare.

Per capire la situazione, dobbiamo fare un passo indietro. Un anno fa la proposta di India e Sudafrica faceva riferimento agli accordi Trips sulla proprietà intellettuale adottati dal Wto, che prevedono la possibilità di deroghe particolari ai brevetti per i Paesi più poveri che devono fare fronte ad emergenze sanitarie. A marzo 2021 i Paesi più industrializzati, tra cui Usa, Ue, Gran Bretagna, Svizzera, Giappone, Australia, Canada e Brasile hanno però respinto al mittente la richiesta. Un “no” che l’Europa ha motivato sostenendo che la lentezza nella diffusione dei vaccini non sarebbe dovuta ai brevetti bensì alla limitata capacità produttiva. Secondo uno studio realizzato da Public citizen con l’Imperial college, però, se la deroga fosse stata adottata, nell’arco di un anno si sarebbero potute produrre otto miliardi di dosi vaccinali a basso costo.

Ora, dal 30 novembre al 3 dicembre si svolge la riunione interministeriale del Wto, in cui con tutta probabilità si dovrà arrivare alla decisione definitiva sulla sospensione dei brevetti sui vaccini anti-covid. Rispetto allo scorso marzo, la situazione è piuttosto diversa, per almeno tre motivi. Primo, nella scorsa primavera Biden ha aperto ad una moratoria sui brevetti e nelle ultime settimane la Casa Bianca ha fatto pressing nei confronti dei propri partner per…

***Aggiornamento***
La riunione del Wto in programma a partire dal 30 novembre è stata posticipata a causa dei pericoli legati ad Omicron, la nuova variante di Covid-19.

 


L’articolo prosegue su Left del 26 novembre 2021

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