I persecutori di una certa linea di banalizzazione del dibattito, quelli che hanno bisogno di dividere il mondo in fazioni opposte per stare comodi nella semplificazione, hanno imbastito uno scontro che non esiste. È importante dirselo, è importante saperlo per poter serenamente avviare un confronto che non sia combustibile di una parte o dell’altra.
Sono solenni cretini sia quelli che pensano che le persone che lavorano nella scuola siano un plotone di sfaticati che aspirano a un allungamento delle vacanze in nome del virus e lo sono anche quelli che continuano a riproporre la tiritera dei genitori che parcheggiano i figli a scuola per disfarsene come se fossero pacchi. Di solito, provate a notarlo, i cretini dell’una o dell’altra fazione sono le stesse persone che odiano senza decenza e misura i dipendenti pubblici, sono gli stessi che odiano i poveri, sono gli stessi che sanno benissimo come allevare figli se si tratta dei figli degli altri e sono gli stessi che chiedono agli insegnanti, alle madri e perfino ai ragazzi di addossarsi il peso della “missione della propria funzione” perché la sofferenza, si sa, per qualcuno è perfino un valore.
Lo scontro tra chiusuristi e aperturisti (che torna utile alla politica poco seria che ha bisogno di rinfocolare del tifo) non ci interessa. Docenti, studenti e genitori non sono arrabbiati perché le scuole sono aperte ma sono delusi da come sono aperte, dopo tutti questi mesi, con tutta l’esperienza accumulata. In 2 anni non è stato fatto nulla per risolvere il problema degli spazi, non è stato aumentato l’organico, non si è pensato a sistemi di aerazione diversi dal bucolico spalancare le finestre, non si è pensato alla purificazione dell’aria, non si è pensato ai trasporti, non si è pensato alle mascherine che non ci sono in dotazione, non si è pensato a un sistema di tamponi che sia accessibile e che funzioni, non si è pensato ai rilevatori di CO2, non si è pensato a un serio tracciamento.
L’unico reale problema è che nella scuola ci si ritrova a inseguire il virus perché si è deciso di non prevenire. Questa è la domanda che esigeva una risposta ieri in conferenza stampa di Draghi. Di questo si dovrebbe parlare. Non c’è nessuno che esulta per la previsione di 200mila classi in Dad nelle prossime settimane: c’è parecchia incazzatura perché è successo quello che si sapeva che sarebbe successo. Questo è il punto.
A ben vedere non interessa nemmeno sapere se la colpa sia di Conte prima o di Draghi adesso o di entrambi in un concorso di colpa. Anche questa è una diatriba tra tifosi che non migliora la realtà. Siete stati lenti, ce ne facciamo una ragione, ma ora?
Buon martedì.
Nella foto: il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, il presidente del Consiglio Mario Draghi e il ministro della Salute Roberto Speranza, 10 gennaio 2022