Una profonda crisi economica attanaglia il Paese. Come reagiscono i russi alla guerra? Lo abbiamo chiesto ad alcuni giovani che abitano, o hanno parenti, a pochi km dalla linea del fronte. Ecco il loro racconto

«Putin deve essere impazzito! Ancora non riesco a credere al perché di questa guerra. È assolutamente inutile, non ha proprio senso. Provo tanta amarezza e vergogna per il mio Paese». Sono le parole di Katia, una ragazza russa che vive in Italia da circa due anni, mentre in tv e sui i blog di informazione indipendente scorrono le immagini delle colonne di carri armati dell’esercito di Putin invadere l’Ucraina e cingere d’assedio la città di Kiev. Gran parte della sua famiglia è rimasta a Taganrog, una cittadina affacciata sul mare d’Azov a pochissimi chilometri dal confine ucraino. Katia che insegna il russo a studenti di tutta Europa prosegue: «Il problema è che molti russi pensano di essere fuori dalla politica, non se ne interessano, perché da anni non si sentono rappresentati da chi guida il Paese o causa della continua propaganda. Quando ho chiamato mia madre continuava a non capire cosa stesse succedendo. Le ho spiegato che non so quando potrò tornare in Russia a trovarla ma lei pensava che fosse ancora per colpa del Covid».

Non tutti i russi sono restati indifferenti all’azione militare di Mosca. Nei giorni immediatamente successivi all’attacco più di seimila persone sono state imprigionate per aver protestato contro la guerra nelle piazze delle città della federazione.
Contraddire l’operato di Putin o del governo (anche in queste pagine e in forma anonima) può essere estremamente pericoloso. Negli anni chi si è opposto al potere dell’ex agente del Kgb o è stato incarcerato o addirittura ucciso. Basti ricordare qui Anna Politkovskaja. Tuttavia fra i più giovani il sentimento di una volontà di cambiamento, dopo 23 anni di “democratura” putiniana, si muove rapidamente. Yarmilla, una ragazza di Rostov, una cittadina distesa sul delta del fiume Don, esprime coraggiosamente il proprio dissenso a Left.

«Il nostro presidente-terrorista Putin sta attaccando per il suo interesse personale. L’Ucraina è diventata troppo indipendente così ha deciso di sopprimere il suo popolo con la forza. Putin è un criminale internazionale».
Yarmilla non ha paura di parlare ma teme seriamente di perdere il suo lavoro part time come traduttrice di inglese a causa del blocco internazionale delle banche russe in un Paese in cui la contrazione dei salari e l’aumento del costo della vita stanno inesorabilmente erodendo i risparmi dei cittadini. Secondo un sondaggio reso noto da Rbc, un importante gruppo di media investigativo con sede a Mosca, il 43% per cento dei russi non possiede alcun risparmio.
Anche Tatijana, 23 anni, disoccupata che vive vicino alla grande città centro meridionale di Kazan è preoccupata per il suo futuro. «È impossibile vivere in Russia si può solo sopravvivere. Non si può essere sicuri del domani. C’è un’ansia costante su…


L’articolo prosegue su Left del 4-10 marzo 2022 

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