La lettera aperta degli scienziati russi di forte opposizione alla drammatica invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito del loro Paese, ci offre uno spaccato dell’iperbole cognitiva che questa aggressione militare sta comportando.
Gli scienziati russi sollevano questioni basilari contro questa azione di guerra, richiamando la radice comune delle popolazioni ucraine e russe, indicando i rischi di una escalation senza controllo, segnalando l’isolamento internazionale verso cui è destinato il loro Paese. Allo stesso tempo sgombrano il campo dalle svariate giustificazioni con cui il regime sta accompagnando l’invasione ucraina, assegnando la totale responsabilità delle tragedie e delle distruzioni che stanno avvenendo e che, purtroppo, continueranno a succedersi, a Putin e al governo russo. Non sono credibili l’alibi del Donbass, né altre giustificazioni di equilibri geopolitici. Si tratta di una guerra «priva di senso».
La durezza e determinazione con cui il documento affronta questa frattura della moderna storia europea evidenzia, senza dubbio, uno straordinario coraggio dei sottoscrittori che si trovano nel Paese dove in questi giorni il dissenso verso l’invasione dell’Ucraina ha portato nel carcere migliaia di pacifici manifestanti. Dove è stata immediatamente approvata una legge per fare in modo che i media non parlino della guerra (che dovrebbe essere chiamata “missione speciale”) e che ha obbligato la stampa estera a lasciare il Paese per evitare di incorrere in sanzioni che prevedono fino a 15 anni di carcere. Ma la durezza di questo documento degli scienziati russi ci evidenzia, oltre al coraggio e all’indignazione, anche due altri elementi particolari: una concreta previsione di pericolo “apocalittico” e una terrifica sorpresa sul capovolgimento dello sviluppo socio-politico del mondo.
I rischi di un conflitto che, per la prima volta dopo l’ultima guerra mondiale, mette in franca contrapposizione due schieramenti con armamenti nucleari, di cui viene anche richiamata la minaccia (Putin ne ha parlato esplicitamente nelle dichiarazioni pubbliche di questi giorni), non è certo sottovalutata dal novero di scienziati che sottoscrivono il documento. Si tratta quindi di una previsione profondamente ma scientificamente preoccupata, perché calcolabile è il danno immane che comporterebbe una tale genere di conflitto.
C’è poi un aspetto sorprendente che riguarda tanto più chi si occupa di scienza ossia chi con la conoscenza ha un rapporto di diretta confidenza. Mi riferisco al sorprendersi a scoprire che le guerre siano ancora uno strumento utilizzabile per risolvere i conflitti tra nazioni civilizzate. Non si tratta di ignorare che la violenza resti un problema drammatico anche nel nostro tempo, né che il mercato delle armi rappresenti un fattore assai rilevante per l’economia di molti Paesi. Ciò che sembrava essersi esaurito nello sviluppo civile era che l’Istituzione massima di una comunità potesse decidere di…
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