Cento milioni di morti nel 20° secolo. 1.500 miliardi di dollari di costi sanitari. Secondo un rapporto dell'organizzazione di politica sanitaria globale Vital Strategies e dell'Università dell'Illinois Chicago nell'ultima edizione del Tobacco Atlas , l'era del grande tabacco sta volgendo al termine: c'è un calo inequivocabile dei tassi di fumo globali, a 19,6 % nel 2019 dal 22,6% nel 2007. Ma tra le righe c'è anche la strategia per garantire profitti alle industrie del tabacco: il nuovo mondo da conquistare sarà l'Africa. Come delineato in una ricerca dell'Università di Bath, un partner del watchdog dell'industria del tabacco, Stopping tobacco organizations and products (Stop): «Per proteggere i propri profitti, le società transnazionali del tabacco (Ttc) hanno iniziato a spostare la propria attività verso mercati relativamente non sfruttati in alcune parti del il mondo in cui le opportunità di crescita sono in gran parte illimitate ... In nessun luogo questa prospettiva sottosfruttata è matura per la raccolta come l'Africa. I Ttc si stanno espandendo nei Paesi africani, dove, escluso il Sudafrica, il mercato del tabacco è cresciuto di quasi il 70% negli anni 90 e nel primo decennio del 21° secolo». Mentre i profitti vengono soffocati in occidente, il grande tabacco ha preso di mira le comunità africane, e in particolare i loro giovani, come incubatori di nuove iniziative mortali. L' Africa Center for Tobacco ha riferito nel 2016 di come negozi e carretti a mano che vendevano sigarette insieme a dolci operavano vicino alle scuole in Camerun e Burkina Faso. L'Atlante del tabacco fornisce dati concreti sull'attenzione globale ai giovani del settore, rilevando che i tassi di fumo tra i 13 ei 15 anni sono in aumento in 63 Paesi. Le economie africane continuano a essere vulnerabili: il colonialismo ora passa attraverso i prodotti come il tabacco, già certificati pericolosi e limitati in Europa eppure pronti per ritrovare una seconda vita in Africa. Così abbiamo un mondo in cui i Paesi ad alto reddito costruiscono un futuro senza tabacco mentre i poveri, come sempre, diventano il sacchetto dell'umido. In questo caso sono pronti a farsi anche posacenere pur di non spegnere il sorriso alle multinazionali. Noi, come sempre, qui fermi a guardare. Buon martedì.

Cento milioni di morti nel 20° secolo. 1.500 miliardi di dollari di costi sanitari. Secondo un rapporto dell’organizzazione di politica sanitaria globale Vital Strategies e dell’Università dell’Illinois Chicago nell’ultima edizione del Tobacco Atlas , l’era del grande tabacco sta volgendo al termine: c’è un calo inequivocabile dei tassi di fumo globali, a 19,6 % nel 2019 dal 22,6% nel 2007.

Ma tra le righe c’è anche la strategia per garantire profitti alle industrie del tabacco: il nuovo mondo da conquistare sarà l’Africa. Come delineato in una ricerca dell’Università di Bath, un partner del watchdog dell’industria del tabacco, Stopping tobacco organizations and products (Stop): «Per proteggere i propri profitti, le società transnazionali del tabacco (Ttc) hanno iniziato a spostare la propria attività verso mercati relativamente non sfruttati in alcune parti del il mondo in cui le opportunità di crescita sono in gran parte illimitate … In nessun luogo questa prospettiva sottosfruttata è matura per la raccolta come l’Africa. I Ttc si stanno espandendo nei Paesi africani, dove, escluso il Sudafrica, il mercato del tabacco è cresciuto di quasi il 70% negli anni 90 e nel primo decennio del 21° secolo». Mentre i profitti vengono soffocati in occidente, il grande tabacco ha preso di mira le comunità africane, e in particolare i loro giovani, come incubatori di nuove iniziative mortali. L’ Africa Center for Tobacco ha riferito nel 2016 di come negozi e carretti a mano che vendevano sigarette insieme a dolci operavano vicino alle scuole in Camerun e Burkina Faso. L’Atlante del tabacco fornisce dati concreti sull’attenzione globale ai giovani del settore, rilevando che i tassi di fumo tra i 13 ei 15 anni sono in aumento in 63 Paesi.

Le economie africane continuano a essere vulnerabili: il colonialismo ora passa attraverso i prodotti come il tabacco, già certificati pericolosi e limitati in Europa eppure pronti per ritrovare una seconda vita in Africa. Così abbiamo un mondo in cui i Paesi ad alto reddito costruiscono un futuro senza tabacco mentre i poveri, come sempre, diventano il sacchetto dell’umido. In questo caso sono pronti a farsi anche posacenere pur di non spegnere il sorriso alle multinazionali. Noi, come sempre, qui fermi a guardare.

Buon martedì.

Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.