Si conclude il 15 giugno a Ginevra l’incontro interministeriale dell’Organizzazione mondiale del commercio. In agenda, la crisi alimentare causata dal conflitto russo-ucraino. E anche la ricerca delle soluzioni per regolare i mercati dominati dalla speculazione

Nel 2030, anno entro cui la comunità internazionale aveva promesso di sconfiggere la fame, le persone che non potranno mangiare tutti i giorni potrebbero superare gli 840 milioni. Nel 2021 193 milioni di persone sono rimaste stabilmente senza cibo, 40 milioni in più del 2020, 85 milioni in più rispetto a solo 5 anni prima. Produciamo, però, abbastanza cibo per tutti, se solo se lo potessero permettere: secondo il Rapporto globale 2022 sulle crisi alimentari, redatto da una ventina di agenzie internazionali sotto la regia dell’Onu, sono stati gli shock economici mal governati negli ultimi anni ad aver tolto il cibo dalla bocca a oltre 139 milioni di persone, che si sono aggiunte ad altri 30 milioni di affamati da condizioni climatiche estreme, e ad altri 23 milioni e mezzo ridotti al digiuno dalle guerre o dall’insicurezza dei propri territori. Tutte vittime dell’incapacità della politica di regolare i mercati per garantire loro il diritto fondamentale di rimanere in vita.

Il cibo c’è ma i prezzi aumentano lo stesso
«Non abbiamo un problema di disponibilità: il cibo c’è. Ogni anno il mondo produce circa 780 milioni di tonnellate di grano, e quest’anno ne mancano appena 3 milioni». Eppure il suo prezzo internazionale è cresciuto del 61% tra gennaio e marzo 2022. Luca Russo, analista senior sulle Crisi alimentari della Fao, ha chiarito in un’intervista a Al Jazeera che «la crisi alimentare in corso non è nuova: è esplosa in 20-30 Paesi negli ultimi 6 anni».

Nonostante la…

 

* L’autrice: Monica Di Sisto è giornalista e vicepresidente di Fairwatch, osservatorio italiano su clima e commercio.

L’articolo prosegue su Left del 10 giugno 2022 

Leggilo subito online o con la nostra App
SCARICA LA COPIA DIGITALE

SOMMARIO

 

</a