Per la prima volta da quando fu costruita, negli anni 50, la centrale idroelettrica di Isola Serafini, nel Piacentino, si è dovuta fermare. E non a causa di un guasto. La siccità che ha svuotato il fiume Po ha reso impossibile far girare le turbine, che pescavano sabbia anziché acqua. Diverse altre centrali idroelettriche in Italia sono state costrette a rallentare la produzione. Ma la scarsità dell’acqua non ha compromesso solo questo tipo di impianti. Anche le centrali termoelettriche, come quella di Moncalieri, in provincia di Torino, o quelle di Sermide e Ostiglia, nel Modenese, hanno dovuto fermarsi. In altri casi, la potenza degli impianti è stata notevolmente abbassata. Le centrali termoelettriche hanno anch’esse necessità di consistenti quantità d’acqua per raffreddare e far condensare il vapore che esce dalle turbine e completare così il proprio ciclo produttivo. Ma dopo il secondo giugno più caldo di sempre in Italia dopo quello torrido del 2003 e dopo i primi sei mesi dell’anno più siccitosi da quando vengono effettuate le registrazioni, mancano all’appello circa 40 miliardi di metri cubi di acqua, oltre il 40% rispetto alle attese. E guardando al futuro prossimo, diverse previsioni stagionali sono univoche nell’indicare che quella da poco iniziata sarà un’estate più calda e più secca della media.
Morale della favola: mentre il governo Draghi spinge in Europa per sanzionare gas e petrolio russo e Mosca stringe i rubinetti verso l’Europa, la crisi energetica in Italia si aggrava anche a causa del climate change. «I cambiamenti climatici hanno un grosso impatto sulle questioni energetiche, sotto diversi punti di vista – spiega a Left Sergio Ferraris, analista energetico e direttore della rivista QualEnergia -. Sicuramente mette a rischio la…
Leggilo subito online o con la nostra App
SCARICA LA COPIA DIGITALE