La manovra del governo Meloni porta doni a chi già ha e mance agli evasori. Fa la guerra ai poveri all'insegna di un liberismo predatorio che distrugge coesione sociale e ambiente. Il 2023 può essere un anno importante per unire storie individuali e collettive e costruire una politica di sinistra che rompa questo sistema

Alla viglia di Natale la maggioranza parlamentare del governo Meloni ha approvato, alla Camera, la manovra di bilancio. Di regalo di Natale per il popolo non c’è nulla. Solo carbone, oltre a quello fossile di cui continuano ad aumentare la produzione, alla faccia del cambiamento climatico. Un po’ di doni ci sono per chi non dovrebbe avere doni dallo Stato: aumento dell’uso del contante per i piccoli evasori, la tassa piatta per chi non sta poi così male, men che mai hanno pur solo pensato di prendere ai super ricchi per dare ai più poveri.
Sono la maggioranza e il governo dell’odio di classe. Poi magari sono anche intrisi di bigottismo in salsa da cattolicesimo praticante, vanno a messa tutte le sante domeniche e si riempiono di segni della croce. Il messaggio della mangiatoia di Betlemme e di Gesù, la testimonianza del Vangelo, non sanno nemmeno cosa siano. È il governo dei poteri forti, quello che non ha tassato adeguatamente chi si è arricchito sulle speculazioni del gas e dell’energia: quindi un governo amico dei grandi padroni e nemico delle famiglie, dei poveri, dei lavoratori, dei pensionati, delle imprese. Un governo che dichiara anche guerra sociale ed economica ai più poveri cominciando la progressiva distruzione del reddito di cittadinanza. Ovviamente nessun salario minimo, nessun adeguamento degli stipendi all’inflazione, qualche misera mancetta sulle pensioni minime. Un Governo che reitera in peggio il pensiero del draghismo con una evidente matrice ideologica di destra. Dallo sprezzo per i migranti considerati merci, agli arresti per chi manifesta dissenso all’ordine costituito, dai privilegi del potere travestiti da merito, al linguaggio arrogante contro giovani e poveri. Per nulla, poi, una maggioranza sovranista con al centro la Nazione, uso termini abusati dalla propaganda di destra. Altrimenti avrebbero osato con l’Europa, forti del mandato elettorale e avrebbero potuto fare una manovra che metteva al centro i diritti sociali e pubblici, tanto urlati un tempo dalla destra. Giorgia Meloni segue, in realtà, il pensiero culturale e politico di Berlusconi e Draghi: neoliberismo predatorio, macelleria sociale, repressione del dissenso, occupazione delle istituzioni, propaganda subculturale.
E stanno per preparare un bel regalo a corrotti e mafiosi dopo aver loro già dato qualche gustoso antipasto con l’eliminazione di taluni benefici penitenziari, la modifica della legge “spazzacorrotti”, la nuova normativa sugli appalti. Il regalo per il 2023 sarà la riforma della giustizia: meno intercettazioni per poter scoprire corrotti, ladri di Stato e mafiosi, la fine dell’obbligatorietà dell’azione penale e la sottomissione del PM al governo.

Vogliono mani libere per aumentare le mani in pasta. La forza della destra, però, si fonda molto sull’assenza della sinistra, sul fallimento del centro-sinistra e dell’incapacità dimostrata dal movimento5stelle di rompere il sistema e costruire un’altra politica. Il 2023 può essere un anno importante per unire le storie, individuali e collettive, che vogliono rappresentare la rottura del sistema e la costruzione dell’alternativa di governo. Ci vogliono storie credibili, questione morale, valori forti, attuazione della Costituzione, idee chiare, organizzazione sociale e politica, militanza, concretezza e visione, libertà ed autonomia d’azione, capacità di costruire convergenze. Da soli non si va da nessuna parte in politica, mentre insieme, senza compromessi morali, evitando di far prevalere logiche settarie a vocazione minoritaria e provando a motivare le masse popolari, si può certamente intravedere la luce fuori dal tunnel.