«La festa della Liberazione ha un enorme e importantissimo significato sempre, perché ricorda il momento in cui l’Italia si è finalmente liberata, dopo tanti anni, dopo il fascismo, da un conflitto mondiale. Ho bene a mente il primo 25 aprile, quello del 1945, prima che diventasse una festa ufficiale l’anno successivo, il senso di liberazione che pervadeva, la gioia di sentirci finalmente liberi dalla guerra, dalle oppressioni, dall’invasione, dalle occupazioni. Fu un giorno di entusiasmo enorme e di pace per tutti. Dovunque ci si trovasse qualunque cosa si stesse facendo, il 25 aprile non può più perdere questo carattere e spero non lo perda mai». Così un anno fa, poco prima di morire, diceva al nostro Leonardo Filippi Carlo Smuraglia, partigiano, avvocato, già alla guida dell’Anpi. Un punto di riferimento indelebile per molti di noi.
Di fronte ai decreti seguiti alla strage di Cutro, di fronte ai continui attacchi alla legge 194, di fronte alla negazione dei diritti dei bambini nati con la gestazione per altri, di fronte al disprezzo per le persone povere, di fronte al revisionismo storico della Resistenza, cosa avrebbe pensato Smuraglia del governo Meloni?
Non è difficile ipotizzarlo. Di certo, ricordandoci la forza che viene dalla Costituzione antifascista, ci avrebbe spronato a rispondere in punta di legge a questa ciurma di incompetenti, xenofobi e ignoranti che sono al governo da settembre 2022 facendo danni inenarrabili: acuendo la crisi sociale e non sapendo rispondere ai bisogni e alle esigenze delle persone. Basti pensare alla maldestra gestione del caro-bollette e ai ritardi nell’attuazione del Pnrr che rischiano di farci perdere un treno europeo carico di miliardi indispensabili per far ripartire il Paese. Un treno che non ripasserà più. Ma quello che ci colpisce è soprattutto che il governo Meloni sta facendo strage di diritti umani e civili. A Cutro sono morte più di 90 persone e ancora non sappiamo perché la guardia costiera non è intervenuta tempestivamente dopo l’allarme di Frontex. La stessa guardia costiera che invece è stata più che solerte nell’accusare le ong impegnate nel Mediterraneo di intralciare i soccorsi intasando le linee telefoniche con segnalazioni di natanti in pericolo. Va ricordato che a causa del decreto Piantedosi le navi ong non possono effettuare salvataggi plurimi con tutto ciò che comporta per i migranti che rischiano la vita in mare.
Il governo di Giorgia Meloni, dopo aver invocato invano irrealizzabili blocchi navali, ora vorrebbe dare la caccia agli scafisti su tutto il globo terracqueo, come se non sapesse che sono l’anello più debole della catena della tratta di esseri umani. Infischiandosene di fare una lotta vera a chi muove le fila del traffico. Ci riferiamo, per esempio, alla sedicente guardia costiera libica con cui già il governo Gentiloni strinse sciagurati accordi.
Senza soluzione di continuità da allora, il ministro degli Esteri Tajani propone di sostenere la Tunisia per impedire che migliaia di tunisini fuggano dal loro Paese sull’orlo del fallimento e oppresso da una stretta autoritaria imposta dal governo Saïed che ha esautorato il Parlamento. Ma dalla Tunisia scappano anche decine di migliaia di cittadini sub-sahariani inseguiti dalle politiche razziste di Kaïs Saïed (che come tanti politici nostrani, a cominciare dal ministro Lollobrigida, agita lo spettro di una fantomatica sostituzione etnica). Anche di questo ci parla Anna Meli in un ampio reportage. Aver foraggiato l’autocrate turco Erdoğan con 9 miliardi di euro per bloccare l’immigrazione dal Medio Oriente e dall’Asia verso l’Europa trovandosi così sotto ricatto di un dittatore, non ha insegnato nulla. E il governo Meloni insiste perché Bruxelles prosegua nella scellerata politica di esternalizzare le frontiere europee. Di tutto questo ci parla Rari nantes il libro di Flore Murard Yovanovitch e Fulvio Vassallo Paleologo edito da Left.
I diritti e identità dei migranti negati oggi dal Decreto Cutro, che ripristina di fatto i Decreti Salvini e il silenzio che circonda questo scempio, evocano le pagine più buie della nostra storia. La mente corre ai diritti umani e civili degli ebrei cancellati dalle leggi razziali. Come ha ammonito la senatrice a vita Liliana Segre, l’indifferenza uccide.
Non possiamo chiudere gli occhi rispetto a scempio compiuto dal governo Meloni dei valori della Costituzione antifascista, che mette al centro l’uguaglianza, la libertà di espressione, la giustizia sociale. A questo dedichiamo la storia di copertina con interventi degli storici Paola Gramigni e Carlo Greppi, dello studioso Saverio Ferrari, direttore dell’Osservatorio democratico sulle nuove destre e di esponenti dell’Anpi, fra loro, anche giovanissimi che hanno deciso di prendere la tessera dell’associazione partigiani per portarne avanti i valori.
Alla sbarra con c’è “soltanto” il maldestro tentativo di riscrivere la storia da parte di questa classe di governo (dalla premier Meloni che dice: i 335 uccisi alle Fosse Ardeatine furono sterminati «solo perché italiani», al presidente del Senato La Russa che propala un falso storico sui nazisti uccisi in via Rasella affermando che «fu colpita banda musicale di semi pensionati») ma anche quella – come accennavamo all’inizio – di scelte politiche securitarie che comprimono e/o negano i diritti fondamentali delle persone. Pensiamo appunto alle politiche dei porti chiusi che rischiano di tramutarsi in omissione di soccorso ma anche a provvedimenti come il decreto anti rave e che mandano in prigione gli attivisti contro il climate change. Pensiamo alla proposta di esponenti di Fratelli d’Italia di abolizione del reato di tortura. Pensiamo anche alle responsabilità delle forze di governo e della Lega in particolare nell’aver fatto naufragare il provvedimento per far uscire dal carcere le madri detenute insieme ai loro figli. Invece di far loro scontare la pena in case famiglia. Il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli ha proposto di togliere loro la patria potestà.
Sono solo alcuni esempi. Potremmo continuare ancora a lungo. Non mancheremo di farlo.
Illustrazione di Marilena Nardi