Le parole dell'ex manager di Atlantia Mion gettano una nuova luce sul crollo del ponte Morandi a Genova in cui morirono 43 persone

Letteralmente è il silenzio che ha ucciso le 43 persone a Genova sul ponte Morandi. Se dice il vero il più potente manager della famiglia Benetton, Gianni Mion, è accaduto che durante una riunione nel 2010 qualcuno abbia deliberatamente deciso di tacere: “Ci fu un incontro sul Ponte Morandi che io ricordo come memorabile. – dice Mion di fronte al pm Massimo Terrile – Una riunione di alto livello in cui si parlò di quel difetto originario di progettazione. I tecnici ci dissero che quel problema creava perplessità sul fatto che il ponte potesse ‘stare su’. Chiesi se qualche ente esterno ne avesse attestato la sicurezza, e il direttore generale Riccardo Mollo mi rispose che la sicurezza del ponte ‘ce la autocertificavamo’. Questa risposta sembrava assurda solo a me, perché constatavo invece che, a tutti gli altri partecipanti, compreso Castellucci, pareva tutto normale, sembrava che nessuno si preoccupasse o avesse dubbi di alcun genere. La cosa mi lasciò allibito e sconvolto, anzi più esattamente terrorizzato. Mi sentivo tutt’altro che tranquillo, non mi fidavo, non condividevo il metodo, pensavo bisognasse coinvolgere il ministero, e anche per questo nel 2013 decisi di lasciare l’incarico nel Cda di Atlantia”.

Una colpa che si trascina anche dopo il crollo: “Ricordo che telefonai a Castellucci, tre giorni dopo il crollo – spiega Mion al magistrato – chiedendogli esplicitamente di chiedere scusa, di stanziare una grossa cifra per i primi risarcimenti e dimettersi. Lui non fece niente del genere e, su questo, trovò l’appoggio iniziale della proprietà che, per me, non si era resa conto dell’entità della tragedia e degli effetti devastanti che produceva sull’immagine loro e delle loro imprese: la reputazione dei Benetton, mi confermò la sondaggista Ghisleri, era morta e sepolta”.

Le parole di Mion smontano in toto la tesi difensiva su cui puntano Autostrade per l’Italia e gli imputati per i 43 morti di Genova, a cominciare dall’ex amministratore delegato, Giovanni Castellucci. Autostrade ripete che il crollo del ponte sia dovuto a un vizio che definiscono “occulto”. Ora non resta che vedere cosa accadrà nel processo. A proposito del processo: secondo il pm, proseguendo con questo ritmo si dovrebbe finire a dicembre del 2025. A febbraio 2026 arriverebbero le prime prescrizioni.

Buon martedì.

Nella foto: frame di un video che riprende il crollo del ponte Morandi (LiguriaOggi redazione)

Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.