L’uso delle bombe a grappolo nella controffensiva ucraina contro l’esercito di occupazione russo ha ulteriormente inasprito gli animi. Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina molte fra le persone che conosco hanno iniziato a insultarsi reciprocamente. Sono gli amerikani e i putiniani, come a vicenda e sprezzantemente si apostrofano. Gli americani affermano che la Russia odierna sia un regime nazionalista, autoritario e criminale. Portano a sostegno di questa tesi i riferimenti che il presidente russo fa nei suoi discorsi al filosofo fascista Ivan Aleksandrovic Il’in, ammiratore di Mussolini e di Hitler, esiliato nel 1922 dopo la nascita dell’Urss e assertore di una innocenza russa insidiata dall’Occidente decadente e corrotto. Ovvero ciò che predica il patriarca di Mosca, Kirill, rincarando la dose con la sua dichiarata omofobia. Putin è responsabile dell’assassinio della giornalista Anna Politkovskaja, che ha denunciato i massacri compiuti dall’esercito russo in Cecenia. In Russia non esiste, di fatto, libertà di pensiero, di associazione e di stampa; lo Stato controlla i mezzi di comunicazione propagandando le sue verità e impedendo la formazione di una vera opposizione. I putiniani, da parte loro, accusano gli Stati Uniti di colonialismo e di imperialismo. Dopo aver conquistato, soprattutto dopo la fine dell’Urss, l’egemonia globale sul piano politico, economico e militare, non intendono rinunciarvi anche se questo dovesse comportare, e ha già comportato, la messa a ferro e a fuoco di ogni angolo del pianeta. Predicano democrazia ed esportano terrore; l’elenco dei misfatti americani è lunghissimo, dall’uso dell’arma nucleare in Giappone a guerra ormai conclusa all’occupazione del Vietnam, dal sostegno ai colpi di stato dei colonnelli in Grecia e del generale Pinochet in Cile, dall’aggressione dell’Iraq a quella della Libia, e molto altro ancora.
Le dispute sono ormai al calor bianco ma nessuna delle parti è in grado di prevalere. Le reciproche accuse sono, infatti, tutte ben fondate. Quel che entrambi, i putiniani e gli amerikani, mostrano di non voler capire è che non c’è contrasto fra le loro opinioni. Le ragioni degli uni non escludono quelle degli altri. Anzi, messe insieme, aiutano a capire meglio quel che sta avvenendo in Ucraina e impongono, a ben vedere, di non giustificare né la strategia imperiale degli Usa né l’invasione russa con il suo corollario di crimini contro l’umanità. L’interesse europeo è lontano tanto dall’espansionismo statunitense quanto dal rafforzamento del regime di stampo fascista che governa la Russia, a meno di rassegnarsi al dominio incondizionato degli Stati Uniti o arrendersi all’avanzata dei modelli autoritari russo-asiatici. Un nuovo ordine mondiale ha bisogno anche dell’Europa che, pur con tutti i limiti e persino i tanti regressi registrati negli ultimi anni, ha saputo costruire le migliori democrazie e lo stato sociale più avanzato al mondo. Noi che siamo europei abbiamo interessi che non trovano spazio né tra le ragioni dei russi né tra quelle degli americani. Noi che siamo europei dobbiamo mettere fine a questa guerra perché è sul nostro continente che si sta giocando una sfida tra poteri criminali che potrebbe portare alla nostra completa distruzione.
L’autore: Pino Ippolito Armino è storico e autore di numerosi libri. Il più recente è Indagine sulla morte di un partigiano (Bollati Boringhieri)