«Non c’è una parola riguardo al rispetto dei diritti umani. Non prevede nemmeno misure minimali di accoglienza», dice il sociologo a proposito del memorandum firmato dalla presidente del Consiglio Meloni e il presidente Saied per fermare i migranti in territorio tunisino
Al di là di tanti discorsi retorici, come quelli pronunciati dalla presidente Meloni alla conferenza sulle migrazioni di Roma, la dura realtà ci dice che per i migranti non ci sono vie di accesso sicure e legali verso l’Europa e l’Italia. «Nei fatti assistiamo a politiche migratorie a tre velocità», denuncia il sociologo Maurizio Ambrosini, curatore di Rifugiati e solidali (Il Mulino) e autore di Stato d’assedio, perché la paura dei rifugiati ci rende peggiori (in uscita per Egea). L’accoglienza è intermittente ed è improntata a un criterio selettivo, rileva il professore ordinario dell’Università di Milano che il 9 settembre approfondirà questo tema al festival Con-vivere a Carrara, dialogando con Left. Professor Ambrosini, il governo Meloni nonostante proclami blocchi navali apre ai lavoratori ma selezionando e discriminando? Seguendo un trend già in atto in Germania, Francia, Spagna e Giappone, il governo punta ad attrarre lavoratori specializzati ma anche a media e bassa qualificazione. Semplicemente dice: ne abbiamo bisogno. Rilevo che il governo Meloni prevede di far entrare 450mila lavoratori immigrati in tre anni. Molti di più rispetto al decreto flussi che era di 80mila. Se un governo di centrosinistra avesse fatto una politica simile le destre sarebbero insorte con manifestazioni di protesta.

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