Camminare significa aprirsi al mondo. Insieme, si trova modo anche di riflettere sulle politiche europee, mentre si attraversano paesaggi naturalistici e città. Ecco la proposta e l'esperienza del progetto Fuori via

foto di Vince Cammarata e Gloria Toma

Negli ultimi anni i cammini lungo le vie storiche sono diventati pratica diffusa, potenzialmente in grado di proporre un viaggio diverso dal turismo di massa che tormenta tanti dei nostri territori. Ma anche il viaggio a piedi può essere declinato in molti modi.
Può capitare di costeggiare il Danubio, risalendo dalla foce, e ritrovarsi a Ghindărești, piccolo villaggio di un migliaio di abitanti nella regione storica della Dobrugia in Romania.
Qui incontrare gli abitanti, un’antica comunità russa, i Lipoveni, stabilitasi nella regione nel XVII secolo dopo aver abbandonato per motivi religiosi la Russia di Pietro il Grande, e con loro parlare italiano o spagnolo imparati lavorando all’estero in cerca di fortuna. E sempre in quel piccolo angolo di Danubio, tra pescatori e camionisti, essere ospitati inaspettatamente in una splendente palestra appena rinnovata, forse con fondi europei, accolti da una cena cucinata dalle donne del paese e accompagnata da canti tradizionali russi. Oppure, camminando in Montana, una delle regioni più povere di Bulgaria e d’Europa, ci si può ritrovare a bere, mangiare e scattare foto a casa di una famiglia che ha vissuto e lavorato nel foggiano, nel giorno in cui stanno per rientrare in Germania, ancora innamorati di una Italia “che era meglio prima”, anche se si possono solo immaginare le condizioni lavorative della loro esperienza di migranti.

Passati e presenti di FuoriVia
Sono solo alcuni intrecci che il gruppo di viaggiatori e attivisti dell’associazione FuoriVia ha incontrato col progetto DanubeS. Many peoples, one thread cominciato nell’agosto del 2022 e che si concluderà nel 2026 a Vienna. Fondata nel 2016 per promuovere la pratica del camminare e del viaggio lento in tutte le sue forme, FuoriVia è una associazione culturale nata sulla scia di un progetto didattico che il professor Virginio Bettini (tra i fondatori della scuola di urbanistica e pianificazione all’Università Iuav di Venezia) proponeva fin dalla fine degli anni 90 attraverso walkshops, seminari di ecologia del paesaggio. Camminando lungo le direttrici della storia come il Cammino di Santiago e la via Francigena, gli studenti apprendevano sul campo la pratica – profondamente umana – del camminare come “strumento di lavoro e di ricerca” per la comprensione dello spazio, delle persone che lo abitano e dei grandi processi avvenuti nel tempo sul territorio.

Camminare e comprendere, dunque conoscere, sono azioni distinte ma di uguale velocità: così come a piedi percepiamo in modo differente il paesaggio, anche la conoscenza, in un contesto di “lentezza”, diviene più profonda e specifica del luogo che si attraversa.
In continuità con questi seminari, nel 2019 l’associazione ha concluso un cammino di cinque anni lungo la Via Egnatia, via romana che collegava Durazzo a Istanbul, scivolata nell’oblio con la dominazione Ottomana. Gli esiti positivi di questa esperienza hanno accresciuto il portato culturale di FuoriVia, affrancata dai vincoli universitari, arricchendo la comunità di esperti, curiosi e viaggiatori. L’associazione osserva lo spazio attraverso nuove “lenti”, per una lettura del territorio che dialoga con la storia, con le dinamiche evolutive del presente e le prospettive future; alle geografie materiali affianca la cultura, le storie delle comunità, i valori e significati del territorio, il paesaggio come moto di persone e cose in connessione tra loro. FuoriVia ha consolidato nel tempo una prassi di rapporto e dialogo con comunità locali, amministrazioni e attori impegnati nel pubblico o nel privato, per definire l’itinerario da percorrere, i luoghi da conoscere, i temi da approfondire, gli spazi di incontro e convivenza. Ed è proprio attraverso questa attività che negli anni l’esperienza del cammino è andata arricchendosi, tra certezze e imprevisti. Anche sbagliare una strada alla ricerca di un guado o conversare con le persone tardando l’orario di arrivo sono ingredienti fondamentali dell’esperienza di FuoriVia.

DanubeS. Many peoples, one thread
In questa ricerca che va avanti ormai da anni, con continue evoluzioni e trasformazioni, l’associazione ha individuato un nuovo orizzonte nel contesto geografico, politico e sociale danubiano. Pensato per svilupparsi in 5 anni, dalla Romania all’Austria, passando per 7 Stati, il progetto DanubeS. Many peoples, one thread ha portato e porterà ogni anno 40
camminatori, per circa 500km in due settimane, nei paesaggi attraversati dal Danubio, per immergersi nelle pluralità di un fiume che ha segnato ed è stato segnato dalla storia europea (ma anche luogo di incontro tra oriente e occidente). In questi due anni FuoriVia ha camminato in Romania e Bulgaria, esplorando la convivenza tra le genti di quei territori “ai confini dell’impero” in cui il Danubio è ponte, barriera, confine, tracciato storico, via di comunicazione e commercio, limes e limen. Partendo dal porto di Sulina, in Romania, in passato cuore mercantile tra Danubio e Mar Nero, il gruppo ha percorso il fiume al confine con l’Ucraina, per poi andare a sud e attraversare la pianura della Dobrugia fino al confine con la Bulgaria. Attraversato il confine a bordo di un ferry boat, il primo anno si è concluso a Ruse, detta piccola Vienna per le sue architetture ottocentesche, crocevia di comunicazioni e patria del Risorgimento Bulgaro. Il viaggio del 2023, come d’abitudine, è ripartito da dove si era rimasti, a Ruse, per addentrarsi in una Bulgaria diversa e per certi versi difficile, poco abitata se non per alcuni centri di maggiore importanza come Shistov, Lom o Vidin, città – quest’ultima – collegata alla Romania da un ponte che il gruppo ha attraversato per proseguire il proprio viaggio fino a Orsova, nelle Porte di Ferro, snodo tra Balcani e Carpazi e, con tutta probabilità, partenza per il prossimo capitolo del viaggio.

DanubeS 2024, in Serbia, verso il cuore dell’Europa.
Il viaggio a piedi ha talvolta lasciato spazio al treno, o più spesso alla navigazione, su barche di pescatori o imbarcazioni più grandi, ma sempre lentamente, in cerca di dialogo e confronto, osservando i cambiamenti dei paesaggi umani. Cosa ti porti a casa? DanubeS, palinsesto di storie e significati. In Romania e Bulgaria il fiume talvolta divide, altre unisce, intrecciando storie di donne e uomini e intere comunità. I molti incontri hanno permesso varie letture di questi territori, molto meno marginali di quanto si possa pensare. C’è la presenza della storia; quella più remota dei Romani che osservavano dalle alture della riva sud i movimenti di genti nelle grandi pianure del nord, nella memoria di quell’unico ponte che Traiano fece costruire a Drobeta-Turnu Severin Drobeta Severin Turin. O la storia più recente dell’indipendenza bulgara dal dominio ottomano, di cui ogni città a partire da Ruse fa motivo di vanto, salvo poi mantenere una continuità con il passato turco nella tradizione culinaria. Il passato sovietico è più difficile e tormentato, pur se ben visibile nei grandi complessi residenziali delle città. In Romania spesso nascosto nelle conversazioni, in Bulgaria ancora vive nelle riflessioni quotidiane: è capitato di ascoltare, in coda al panificio, una signora raccontare come si è passati dal lavoro senza libertà alla libertà senza lavoro, scuotendo la testa di fronte a tutti quei negozi privati…Anche il presente è prorompente: le file di camion in attesa alla dogana di Isaccea, tra Romania e Ucraina, accanto alle postazioni delle associazioni di volontari che nei mesi precedenti avevano accolto tanti rifugiati; gli effetti del cambiamento climatico nel livello insolitamente basso del fiume che cambia gli equilibri produttivi e agricoli dei territori. Camminando si trova modo anche di riflettere sulle politiche europee, alternando paesaggi naturalistici, territori e città segnate da cantieri pubblici con la bandiera europea e da numerosi siti di produzione energetica, e centrali nucleari, che al fiume si appoggiano per il loro funzionamento, eredità del passato sovietico e ora in cerca di ricollocazione nelle politiche energetiche dell’Unione.

Quanto accennato racconta solo un piccolo frammento del ruolo del Danubio per questi territori. Lambire le rive di questo fiume, a piedi, prendendosi il proprio tempo, è occasione autentica per comprendere il portato di segni fisici, valori identitari, storie, drammi e sogni che sono oggi ancora custoditi nella contaminazione culturale dei territori.
«Camminare significa aprirsi al mondo», insegna l’antropologo e sociologo David Le Breton (in libri come La vita a piedi edito da Raffaello Cortina) e con questo spirito il progetto di FuoriVia affronta quel grande insieme di storie di genti e popoli, talvolta in conflitto, talvolta in convivenza, addentrandosi sempre più nel cuore di una Europa ancora da comprendere e raccontare.

Per maggiori info: www.fuorivia.org